Frasi e aforismi sulla stazione

Frasi e aforismi sulla stazione, scritti da Fabrizio Caramagna. Tra i temi correlati Frasi e aforismi sul treno, Frasi e aforismi sugli aerei e l’aeroporto, Frasi e aforismi sul viaggio e il viaggiare, Frasi e aforismi sulla strada.

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Frasi e aforismi sulla stazione

In treno: sognare dal finestrino
e a ogni stazione lasciare salire nuovi pensieri.
(Fabrizio Caramagna)

Le stazioni. Quelli che attendono, stazionano in piedi guardando un tabellone o il cellulare. I frettolosi sfrecciano. I meditabondi cercano un angolo dove sedersi.
(Fabrizio Caramagna)

ll vecchio, che non ha mai viaggiato, si è alzato prestissimo ed è andato alla stazione. Poteva sentire destinazioni lontane attraverso il megafono: treno per Parigi sul terzo binario. Treno per Zurigo sul quinto binario. Treno per Roma sul binario dieci. E sognava felice.
(Fabrizio Caramagna)

Come i treni alla stazione. Ogni arrivo, una partenza. Ogni partenza, una destinazione. E sulle banchine, volti e sguardi in attesa. Mentre sui binari passano migliaia di desideri e sogni.
(Fabrizio Caramagna)

Eppure c’era un tempo in cui le valigie erano senza rotelle e nelle stazioni l’unico rumore era quello dei cuori che battevano.
(Fabrizio Caramagna)

Vorrei una stazione, il rumore dei binari, un vento improvviso, un viaggio da fare. E un finestrino da cui guardare il mondo insieme a te.
(Fabrizio Caramagna)

Io, dentro una stazione ferroviaria, ci vivrei solo per guardare tutto il giorno la felicità di chi s’incontra.
E lo stupore. E i baci.
(Fabrizio Caramagna)

Ti riconoscerò sul binario della stazione: nelle tue mani giunte terrai l’anima che il mondo mi ha rubato e me la restituirai – sarà come una piccola rosa bianca che torna di nuovo a respirare.
(Fabrizio Caramagna)

Un bacio, l’ultimo giorno d’estate, prima di un treno da prendere,
farà sempre più male di qualsiasi altro bacio.
(Fabrizio Caramagna)

Ma quanto ci metti a venire da me? Io non so nemmeno da quanto ti aspetto. Guardo gli orari di treni che non esistono per venirti a cercare in luoghi che non conosco in una vita che deve ancora arrivare.
Facciamo un gioco. Io non ti cerco più. E tu mi accadi adesso.
(Fabrizio Caramagna)

In stazione i treni ad alta velocità che guardano con curiosità i baci dei romantici erranti in attesa di salire sul regionale.
(Fabrizio Caramagna)

Non so perché abbiamo tanta fretta di lasciare le piccole stazioni. Ci sono caffè e panchine, volti di sconosciuti che camminano, scritte sui muri che aspettano di essere decifrate, capostazioni che escono un attimo dall’ufficio e sembra che abbiano scoperto qualcosa di importante mentre guardano nell’aria. E poi c’è il campanello e quella vibrazione sulle rotaie che sembra che segnali non solo l’arrivo di un treno, ma qualcosa di misterioso e magico.
(Fabrizio Caramagna)

C’è una stazione non segnata sulle mappe astrali dove passano i treni per l’Altrove.
Vieni, prendiamone uno, ti porto a vedere Alpha Centauri.
(Fabrizio Caramagna)

L’arrivo in stazione. Il cielo riflesso sulle vetrate del finestrino, flussi di gente in direzioni opposte, tanti pensieri che rimbalzano da una parte all’altra mentre scendo dal treno.
(Fabrizio Caramagna)

C’è sempre una splendida donna che attende il treno sulla banchina e che va in una direzione opposta alla tua.
(Fabrizio Caramagna)

Quando entra in stazione, il treno procede con fatica come se fosse aggrappato ai binari. Ha lasciato dietro di sé il vento e lo stupore del viaggio.
(Fabrizio Caramagna)

Il treno che si intravede lontano sui binari, sembra una colonna magica che viene a prenderti per portarti in un altro mondo.
Poi, man mano che si avvicina, i suoi vagoni consunti, lo stridore delle ruote, l’odore di metallo e la gente che guarda annoiata dal finestrino, ti riportano alla realtà.
(Fabrizio Caramagna)

Ecco che il treno frena nervosamente e le spalle si urtano. Poi la porta si apre, un sorriso, la luce torna negli occhi dei passaggeri e, quando si scende, si sentono echi di brezze lontane.
(Fabrizio Caramagna)

Ci sono giorni in cui il convoglio del treno si avvicina lentamente, quasi timoroso, alla banchina e altri in cui arriva con un forte stridore di freni, come se avesse fretta di ripartire.
(Fabrizio Caramagna)

Dal finestrino del treno, alla fermata della stazione di questa grande città, guardo i viaggiatori che corrono sulla banchina in cerca della carrozza assegnata. Ci sono tanti volti femminili. Non ne conosco nessuna eppure alcune di loro mi sorprendono, mi incuriosiscono, mi affascinano. Di alcune mi innamoro anche per un breve istante. Nello spazio veloce di uno sguardo, di un gesto, di una posa. Forse queste figure che non ho mai visto sono delle variazioni impercettibili della figura femminile che sto cercando da anni. Passano tutte sotto il mio occhio curioso. Bionde e scure, eleganti e selvagge, con la camminata leggera e disincantata o il passo deciso. E ogni volta, con il mio volto fisso sul finestrino del treno, mi chiedo quanti frammenti di donna occorrano per completare il grande puzzle della donna che io cerco? Forse migliaia.
(Fabrizio Caramagna)

“In stazione ho preso il treno sbagliato perché ti stavo pensando” è la dichiarazione d’amore più bella.
(Fabrizio Caramagna)

Quel senso di mistero e attesa, quando il treno è fermo nel vuoto tra due stazioni in attesa di dare la precedenza ad un’altra categoria di convogli. Sembra di stare in un non luogo.
(Fabrizio Caramagna)

Quando il treno è in ritardo si muove, incerto, come se conquistasse una stazione alla volta.
(Fabrizio Caramagna)

Nella sala d’attesa di una stazione, osservando una coppia matura, ho finalmente capito perché gli uomini si ostinano a portare quell’orribile borsello: non serve ad altro che a occupare il posto quando la donna si assenta un attimo.
(Fabrizio Caramagna)

Le ore della notte sono un treno pieno di rumori e di immagini che promettono inutilmente alla mia insonnia una stazione dove potrà finalmente dormire.
(Fabrizio Caramagna)

La vita orientata sui binari rassicuranti del gusto borghese porta sempre alla stazione del Vuoto.
(Fabrizio Caramagna)

La solitudine è una mano che saluta da un treno che non parte in una stazione dove non c’è nessuno.
(Fabrizio Caramagna)

Si può sprecare la propria vita attendendo treni che non passeranno mai nella propria stazione.
(Fabrizio Caramagna)

Quando esci dalla stazione, abbandoni la sferragliante vita sotterranea, i volti frettolosi o pensierosi, gli odori di metallo e cibo, i distributori automatici, le linee gialle da non oltrepassare.
(Fabrizio Caramagna)

Ho visto una stazione abbandonata, piena di gente in attesa, mentre treni vuoti girano per il mondo ovunque, senza sapere dove fermarsi.
(Fabrizio Caramagna)

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