Frasi e aforismi sul treno, scritti da Fabrizio Caramagna. Tra i temi correlati Frasi e aforismi sul finestrino, Frasi e aforismi sul viaggio e il viaggiare, Frasi e aforismi sulla strada.
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Frasi e aforismi sul treno
Prendo una valigia leggera e salgo sul treno, carrozza meraviglia, lato finestrino, vicino all’imprevedibile.
(Fabrizio Caramagna)
Vieni con me?
Ci inventeremo un binario, una valigia, uno sguardo complice e una vista sul mare.
(Fabrizio Caramagna)
Che i treni diventino pazzi
e ci portino agli angoli del mondo dove la sorpresa è del tutto inattesa.
(Fabrizio Caramagna)
Penso che la felicità si trovi in qualcosa di insolito: nel mare mosso, in un treno che corre sui binari o in un tramonto. Qualcosa che è tempesta, velocità o la fine di una storia.
(Fabrizio Caramagna)
“Vuole scegliere il posto vicino al finestrino o lato passeggeri?” ma che domande fa la compagnia di treni! Io voglio un superbo finestrino con vista su una campagna inglese del settecento.
(Fabrizio Caramagna)
La tristezza di quel posto vuoto lato finestrino: avresti potuto esserci tu.
(Fabrizio Caramagna)
Come quando da bambino ero in treno e fissavo assorto il finestrino che dava sul paesaggio e a un certo punto mi urlavano: “girati, c’è il mare” e i miei occhi si illuminavano. Magari abbiamo solo bisogno di qualcuno che ci faccia girare nella giusta direzione.
(Fabrizio Caramagna)
Chissà perché pur sapendo che i treni sono pieni di orizzonti, meraviglie, alternative da raggiungere, continuiamo a perderli, ogni volta.
(Fabrizio Caramagna)
In treno: sognare dal finestrino
e a ogni stazione lasciare salire nuovi pensieri.
(Fabrizio Caramagna)
In compagnia di un libro sul treno. Il sole che viene a stendersi accanto a me. E fuori e’ pura morbidezza.
(Fabrizio Caramagna)
Chissà se la scia d’aria di 1 metro che mi divide dalla sconosciuta davanti a me sul treno sa di essere così elettrica.
(Fabrizio Caramagna)
Il vagone è pieno di pendolari con facce serie e computer accesi, e io vorrei viaggiare sul tetto, con il vento in faccia e i sogni all’orizzonte.
(Fabrizio Caramagna)
Gli uomini d’affari sul treno, tutti seri e dediti ai loro conti. Parlano, parlano al telefono, e non si accorgono che accanto a loro c’è un’isola di luce. Non camminano mai sul ponte che conduce a quell’isola. Preferiscono fare i budget e sgridare i dipendenti. Quell’isola di luce è la loro anima e non la conosceranno mai.
(Fabrizio Caramagna)
Quando saliamo sul treno, dall’altra parte del finestrino c’è sempre il passeggero di una pianura o collina che ci fissa curioso.
(Fabrizio Caramagna)
Il sole affilato del mattino si intrufola nei finestrini del treno e mi suggerisce nuove visioni.
(Fabrizio Caramagna)
Ti riconoscerò sul binario della stazione: nelle tue mani giunte terrai l’anima che il mondo mi ha rubato e me la restituirai – sarà come una piccola rosa bianca che torna di nuovo a respirare.
(Fabrizio Caramagna)
Un bacio, l’ultimo giorno d’estate, prima di un treno da prendere,
farà sempre più male di qualsiasi altro bacio.
(Fabrizio Caramagna)
In stazione i treni ad alta velocità che guardano con curiosità i baci dei romantici erranti in attesa di salire sul regionale.
(Fabrizio Caramagna)
Il passaggio del treno, di qualsiasi treno su qualsiasi binario, lascia nello spazio le note di una musica che ha appena rimproverato l’immobilità dell’aria.
(Fabrizio Caramagna)
C’è questo cielo che mi piace e mi fa togliere le mani dalle tasche come se avessi voglia di toccarlo e mi sembra di tornare bambino, quando guardavo passare i treni e li salutavo sperando che mi portassero via, ovunque, direzione universo.
(Fabrizio Caramagna)
Tu esisti nei luoghi più impensati come il giallo di un fiore intravisto per un attimo, dal finestrino del treno, in un prato di di dicembre.
(Fabrizio Caramagna)
Ma quanto ci metti a venire da me? Io non so nemmeno da quanto ti aspetto. Guardo gli orari di treni che non esistono per venirti a cercare in luoghi che non conosco in una vita che deve ancora arrivare.
Facciamo un gioco. Io non ti cerco più. E tu mi accadi adesso.
(Fabrizio Caramagna)
Come i treni alla stazione. Ogni arrivo, una partenza. Ogni partenza, una destinazione. E sulle banchine, volti e sguardi in attesa. Mentre sui binari passano migliaia di desideri e sogni.
(Fabrizio Caramagna)
Le stazioni. Quelli che attendono, stazionano in piedi guardando un tabellone o il cellulare. I frettolosi sfrecciano. I meditabondi cercano un angolo dove sedersi.
(Fabrizio Caramagna)
Io, dentro una stazione ferroviaria, ci vivrei solo per guardare tutto il giorno la felicità di chi s’incontra.
E lo stupore. E i baci.
(Fabrizio Caramagna)
Non so perché abbiamo tanta fretta di lasciare le piccole stazioni. Ci sono caffè e panchine, volti di sconosciuti che camminano, scritte sui muri che aspettano di essere decifrate, capostazioni che escono un attimo dall’ufficio e sembra che abbiano scoperto qualcosa di importante mentre guardano nell’aria. E poi c’è il campanello e quella vibrazione sulle rotaie che sembra che segnali non solo l’arrivo di un treno, ma qualcosa di misterioso e magico.
(Fabrizio Caramagna)
C’è una stazione non segnata sulle mappe astrali dove passano i treni per l’Altrove.
Vieni, prendiamone uno, ti porto a vedere Alpha Centauri.
(Fabrizio Caramagna)
L’arrivo in stazione. Il cielo riflesso sulle vetrate del finestrino, flussi di gente in direzioni opposte, tanti pensieri che rimbalzano da una parte all’altra mentre scendo dal treno.
(Fabrizio Caramagna)
Oggi il convoglio è pieno, come sempre. Tanti colori, lingue differenti, bambini e anziani, smartphone e computer, qualche libro, le forme sensuali di una ragazza e sguardi assorti che assecondano il movimento del treno.
(Fabrizio Caramagna)
Un viaggio in treno in cui non ho contato i chilometri ma i respiri di chi stava davanti a me, sperando che non scendesse mai.
(Fabrizio Caramagna)
Ogni tanto succede: sei sul treno mezzo vuoto e sale una donna che è la perfetta incarnazione della protagonista della tua storia d’amore.
Peccato che non si siederà mai vicino a te.
(Fabrizio Caramagna)
Lei mangiava un mandarino in treno. Ripongo il libro nella borsa e scendo, gli occhi pieni di quelle gambe che sanno d’agrumi.
(Fabrizio Caramagna)
C’è sempre una splendida donna che attende il treno sulla banchina e che va in una direzione opposta alla tua.
(Fabrizio Caramagna)
Quel senso di mistero e attesa, quando il treno è fermo nel vuoto tra due stazioni in attesa di dare la precedenza ad un’altra categoria di convogli. Sembra di stare in un non luogo.
(Fabrizio Caramagna)
Il convoglio frena poco prima della fermata, i corpi si urtano senza toccarsi veramente, chissà cosa si nasconde nei pensieri di chi sta vicino a me.
(Fabrizio Caramagna)
Ma come si può credere nell’altruismo e nella solidarietà se quello che prende il posto accanto a te in treno fa la faccia un po’ maligna e schifata, e tu pensi che ti stia facendo un dispetto?
(Fabrizio Caramagna)
Ma come si può credere nell’altruismo e nella solidarietà se il momento più bello di un viaggio in treno è quando il vicino scende e libera il posto?
(Fabrizio Caramagna)
Quando entra in stazione, il treno procede con fatica come se fosse aggrappato ai binari. Ha lasciato dietro di sé il vento e lo stupore del viaggio.
(Fabrizio Caramagna)
Se ti metti ad aspettarlo su un binario morto, non passerà mai il treno giusto della tua vita.
(Fabrizio Caramagna)
E se perdo il treno?
E se non passa più.
E se è affollato?
A una certa età ti accontenti che non deragli quello che riesci a malapena a prendere.
(Fabrizio Caramagna)
Il treno che si intravede lontano sui binari, sembra una colonna magica che viene a prenderti per portarti in un altro mondo.
Poi, man mano che si avvicina, i suoi vagoni consunti, lo stridore delle ruote, l’odore di metallo e la gente che guarda annoiata dal finestrino, ti riportano alla realtà.
(Fabrizio Caramagna)
Ecco che il treno frena nervosamente e le spalle si urtano. Poi la porta si apre, un sorriso, la luce torna negli occhi dei passaggeri e, quando si scende, si sentono echi di brezze lontane.
(Fabrizio Caramagna)
Ci sono giorni in cui il convoglio del treno si avvicina lentamente, quasi timoroso, alla banchina e altri in cui arriva con un forte stridore di freni, come se avesse fretta di ripartire.
(Fabrizio Caramagna)
Mentre una donna bellissima scende, io salgo sul treno. Cerco tra i compagni di viaggio un suo tratto, un dettaglio disseminato. Vedo altri volti, altri occhi. L’ho perduta per sempre.
(Fabrizio Caramagna)
Quando il treno è in ritardo si muove, incerto, come se conquistasse una stazione alla volta.
(Fabrizio Caramagna)
A volte il treno può essere una trappola mortale: in ritardo e sovraffollato, l’odore di chiuso e sudore, la folla che sale e spinge a ogni fermata, le chiacchiere qualunquiste e populiste che si autoalimentano, l’impianto di climatizzazione invariabilmente spento o bloccato sul massimo.
(Fabrizio Caramagna)
Quando il nostro treno in marcia incrocia un altro treno in movimento, ci pare che l’altro sia l’unico che corre veloce e spedito.
La stessa cosa succede alla mia vita quando incrocia la vita di un altro.
(Fabrizio Caramagna)
La vita è tutta un codice binario di treni presi e treni persi in sequenza casuale.
(Fabrizio Caramagna)
Si può sprecare la propria vita attendendo treni che non passeranno mai nella propria stazione.
(Fabrizio Caramagna)
Ci sono dei posti incantevoli che si scoprono solo prendendo il treno sbagliato.
(Fabrizio Caramagna)
Quando passa il treno, i rami degli alberi e le siepi, che accompagnano in maniera impazzita il suo passaggio veloce, tornano gradualmente all’immobilità. Posti ai due lati dei binari riprendono la rassegnazione di due parallele che bramano incontrarsi e non ci riescono.
(Fabrizio Caramagna)
Prendere appunti è come rincorrere un treno già partito.
(Fabrizio Caramagna)
In treno tra la vicina di posto che tira fuori lo smartphone per farsi selfie e quella con un libro “trash” preferisco la prima perché inquina di meno.
(Fabrizio Caramagna)