Frasi e aforismi sui profughi e i migranti

Il 18 dicembre si celebra La Giornata Internazionale dei Migranti (International Migrants Day), una giornata promossa dalle Nazioni Unite e dedicata a riconoscere l’importante contributo dei migranti evidenziando le sfide che devono affrontare.

Nel 1914 viene invece istituita dalla Chiesa Cattolica la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato che, dal 2019, si celebra ogni anno nell’ultima domenica di settembre.

Frasi e aforismi sui profughi e i migranti, scritti da Fabrizio Caramagna. Tra i temi correlati Frasi e aforismi sulla guerra, Frasi e aforismi sull’altruismo e il volontariato, Frasi e aforismi sull’aiuto e l’aiutare, Frasi e aforismi contro il razzismo e Frasi e aforismi sulla consolazione e il conforto.

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Frasi e aforismi sui profughi e i migranti

L’odio erge muri per respingere, l’empatia attraversa mari per incontrare.
(Fabrizio Caramagna)

Milioni di migranti alla porte.
Centri d’accoglienza saturi. Donne e bambini che muoiono di fame e di stenti.
Ma si continua a respingere, vaneggiando di “muri” e di stranieri che vogliono rubarci tutto.
(Fabrizio Caramagna)

Oggi siamo quello che siamo, perché nella preistoria era pieno di migranti di terra e di mare e non c’era nessuno a fermarli.
(Fabrizio Caramagna)

Avere un posto dove tornare. Un lusso per tanti migranti e rifugiati che si sono lasciati alle spalle la vita. Cerco di ricordarmelo ogni giorno quando infilo la chiave nella serratura.
(Fabrizio Caramagna)

Smettiamola di chiamarli rifugiati perché in realtà non stiamo dando loro nessun rifugio.
Li vogliamo lontani, invisibili e senza seccature.
(Fabrizio Caramagna)

L’Europa chiude le sue porte ai rifugiati, mentre quelle della vergogna sono aperte. E non sono straniere. Sono nostre.
(Fabrizio Caramagna)

Purtroppo passeremo alla storia come la generazione che ha lasciato morire migliaia di persone alle porte dell’Europa civilizzata.
È terribile che non siamo in grado di proteggere coloro che fuggono dall’orrore.
È tremendo che l’orrore ora siamo noi.
(Fabrizio Caramagna)

– Desidera, disse il ministro.
– Sto fuggendo dalla morte, dalle torture, dalla fame, dalle guerra. Ho percorso migliaia di chilometri con la mia famiglia, potete aiutarmi?
– La disperazione non giustifica simili viaggi. Lei mette a serio rischio la sua vita. Non doveva partire!
(Fabrizio Caramagna)

Dell’atrocità delle centinaia di migranti che oggi sono morti in mare, forse la cosa più atroce è che nemmeno loro sanno perché sono morti.
(Fabrizio Caramagna)

Guardo i profughi.
Sono lì. Spossati dalla fatica, vinti, silenziosi, lo sguardo impaurito di chi sa come vanno le cose ma non si aspetta di trovare l’inferno. Quando camminano ognuno dei loro passi ci racconta mille storie di dolore, ognuno dei loro gesti è pieno di rinunce e sogni smarriti.
(Fabrizio Caramagna)

Un giorno i quotidiani mostrarono la foto di un bambino profugo morto in riva al mare.
Un bambino che muore è Dio che prende il nostro cuore e lo dà in pasto alle bestie, che ruba le nostre certezze e le butta dentro un gorgo vuoto e nero.
(Fabrizio Caramagna)

Quando in certe parti del mondo vedo lo sguardo triste di migliaia di bambini,
sento il dolore di tutte le scapole a cui sono state tolte delle ali.
(Fabrizio Caramagna)

Il profugo. Frammentato. Sfigurato. Alienato. Respinto. Allontanato. Emarginato. Spossato. Vinto.
Ma poi finalmente accolto.
(Fabrizio Caramagna)

L’ipocrisia del nostro paese prevede il commuoversi se il migrante affoga e l’indignarsi se arriva sano e salvo a riva.
(Fabrizio Caramagna)

Non riusciamo più a toccare la realtà e a provare empatia. Il pianto inconsolabile dei migranti ha attraversato mari e deserti per naufragare sul monitor freddo del nostro smartphone.
(Fabrizio Caramagna)

Pensare a un profugo
significa avere il coraggio di chiedere a noi stessi da dove veniamo
e dove andiamo,
il coraggio di vivere il dubbio
e di sperimentare il dolore,
il coraggio di confrontarsi con chi è diverso
e saperlo accettare.
Per questo molti preferiscono far finta di niente.
(Fabrizio Caramagna)

Forse siamo tutti migranti
che passano da una casa all’altra.
Prima passiamo dalla pancia della madre
all’infanzia,
poi dall’infanzia alla maturità
e poi dalla maturità alla vecchiaia,
sempre in cerca di qualcosa
che non troviamo.
A un certo punto
ci capita addirittura di abbandondare la vita,
è il viaggio più lungo,
diretti verso un luogo
e una nazione che non sappiamo.
(Fabrizio Caramagna)

Guardo quel bambino che migra e fugge dal suo paese e lo sento così simile a me.
Anche lui alza la testa alle nuvole quando spera,
anche lui l’abbassa in terra quando è triste,
anche lui si comprime il cranio tra due piccoli pugni di pietra
quando non capisce.
Anche lui guarda i fiori della primavera in estasi e sorride.
Perché non dovrei accoglierlo?
(Fabrizio Caramagna)

Il bambino profugo ha 6 anni.
Scappare, scappare dal suo paese
è stato il suo grande lavoro in questa vita,
la sua prima preoccupazione.
Oggi che sul capo ha un tetto
e i suoi genitori sono di nuovo con lui,
la felicità ritorna nelle sue vene
e le sue dita tremano
come se toccassero un cielo mai visto.
(Fabrizio Caramagna)

Gli Stati Uniti, questo paese di migranti nemici dei migranti.
(Fabrizio Caramagna)

Forse torneremo a vivere nel mondo quando sostituiremo alla parola immigrazione la parola umanità.
(Fabrizio Caramagna)

Il problema non è respingere i migranti, ma trattenere gli italiani.
Ogni anno migliaia di cervelli fuggono all’estero.
(Fabrizio Caramagna)

Nel 2050 ci saranno 10 miliardi di persone nel mondo. La temperatura aumenterà di almeno 1-2 gradi. Alcune parti del pianeta non saranno più abitabili. Non ci saranno più risorse per tutti. Già adesso, siamo 7 miliardi e le risorse non bastano più. Ci saranno migrazioni e spostamenti colossali. Intere aree verranno abbandonate. E non c’è un solo leader politico nel mondo che dica qualcosa su questi temi. Come se il futuro non ci riguardasse, come se il destino delle generazioni future non fosse cosa nostra.
E’ come buttare un mozzicone in un bosco e lasciare che bruci, pensando che quel bosco non ci appartiene.
(Fabrizio Caramagna)

Alle mani aperte del mendicante e del profugo voltiamo le nostre spalle piene di tatuaggi con i simboli dell’infinito e del guerriero. Ma bisognerebbe tatuarsi il simbolo dell’indifferenza.
(Fabrizio Caramagna)

Colonialismo è prendere ogni cosa da un paese, tranne le persone. I diamanti, il petrolio e altre materie prima sì, ma le persone no.
(Fabrizio Caramagna)

La notizia devastante di più di 1.000 morti sul Titanic dura da più di 100 anni, 1.000 morti su una piccola barca nel mediterraneo, nemmeno un fine settimana.
I nostri neuroni stanno diventando sempre più brutti e classisti.
(Fabrizio Caramagna)

Chissà se dopo la morte saremo migranti in luoghi sconosciuti. Alcuni accolti, altri rimandati indietro, nel grande mare dell’universo.
(Fabrizio Caramagna)

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