Frasi e aforismi sulla scuola, scritti da Fabrizio Caramagna. Tra i temi correlati Frasi e aforismi sull’insegnante e l’insegnamento, Frasi e aforismi sul libro e la lettura, Frasi e aforismi sul bullo e il bullismo, Frasi e aforismi sull’educazione e Frasi e aforismi sui bambini.
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Frasi e aforismi sulla scuola
A un pessimista. Se solo vedesse i bambini, la mattina, in classe, i loro occhi spalancati, le loro mani aperte verso la luce.
(Fabrizio Caramagna)
Le scuole sono il luogo più sacro. Lì c’è tutto il cuore, lì c’è tutto il futuro, lì ci sono tutti i germogli, lì ci sono tutti i figli.
(Fabrizio Caramagna)
La scuola che vorrei: è inclusiva, rivela legami invisibili tra le cose, nutre con discrezione, moltiplica stupore e conoscenza, accompagna gli studenti verso il futuro.
(Fabrizio Caramagna)
Il primo compito della scuola dovrebbe essere quello di mettere gli studenti in contatto con la propria curiosità.
(Fabrizio Caramagna)
Credo che l’obiettivo principale della scuola non sia trasmettere informazioni, ma insegnare a pensare. Chi pensa riesce sempre a trovare l’informazione di cui ha bisogno.
(Fabrizio Caramagna)
Il medico salva le vite, l’insegnante salva le menti.
(Fabrizio Caramagna)
Italo Calvino parla di leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità, concretezza: parla di letteratura, ma come sarebbe bello attribuire queste voci al mestiere di insegnante.
(Fabrizio Caramagna)
L’insegnante ha un privilegio enorme, assoluto: incontrare ogni mattina in classe gli uomini e le donne che un domani cambieranno il mondo.
(Fabrizio Caramagna)
Il futuro cova le sue uova sotto il banco di ogni studente di scuola.
(Fabrizio Caramagna)
Una formazione scolastica, una lavagna e una cattedra non fanno un insegnante. L’insegnamento è prima di tutto una vocazione. O si nasce insegnanti o non si nasce.
(Fabrizio Caramagna)
L’insegnante può essere due cose: un burocrate che ogni giorno ripete la routine e la fatica dell’insegnare.
Oppure un esploratore che ogni giorno studia, cerca, immagina nuovi modi e nuove strade di insegnamento.
(Fabrizio Caramagna)
L’insegnante si trova di fronte allo stupore ed alla meraviglia di imparare cose nuove ogni giorno. Un vero insegnante deve essere prima di tutto un allievo.
(Fabrizio Caramagna)
La scuola deve insegnare allo studente che l’errore non è una macchia indelebile, ma l’occasione quotidiana per una piccola e personale rinascita.
(Fabrizio Caramagna)
A scuola tutti pensano a educare il cervello. E nessuno il cuore. Come se vivessimo solo di letteratura e formule. E non di vita.
(Fabrizio Caramagna)
La vista di una scuola elementare mi riempie di gioia e di slancio verso il futuro. E’ come guardare un campo di grano. E il grano è ancora erba, e poi diventerà spiga, e poi farina, e poi pane.
(Fabrizio Caramagna)
Le aule di una scuola sono piene di numeri e di cuori.
(Fabrizio Caramagna)
Una volta la scuola era semplice. Campanella, lavagna, lezione, promozione o bocciatura. Adesso è un labirinto di funzioni, acronimi, corsi, riunioni, competenze digitali, fondi europei e altro ancora.
(Fabrizio Caramagna)
Un insegnante, prima ancora che esperto della sua materia, deve essere testimone di umanità. Deve costruire ponti e non muri. Deve ascoltare, accogliere, provare a capire ogni studente, anche i casi più difficili. Soprattutto i casi più difficili. Perché è su questi casi che si misura il valore di una scuola.
(Fabrizio Caramagna)
A scuola la lavagna è uno spazio su cui viene tracciato un nuovo confine. E ogni mattina l’insegnante cerca di far passare quante più persone da una parte all’altra. Dall’incertezza, dal dubbio, dal vuoto verso la conoscenza e il sapere. Non ci sono clandestini, tutti possono e devono sconfinare.
(Fabrizio Caramagna)
La scuola non deve formare studenti obbedienti, ma menti curiose. L’obbedienza non è mai un valore, in nessun contesto educativo.
(Fabrizio Caramagna)
Potete pensare quel che volete della scuola, i problemi sono innumerevoli e molti insegnanti sono solo dei burocrati senza vocazione. Ma questo spazio è anche abitato da giganti che da anni lavorano in silenzio per il bene comune più importante che abbiamo, i nostri giovani. Sono questi insegnanti le colonne silenziose che sostengono la scuola.
(Fabrizio Caramagna)
Ogni scuola è diversa e tutte le scuole sono uguali. Cattedrali dedicate al futuro, nelle loro aule c’è un immenso universo di possibilità.
(Fabrizio Caramagna)
La scuola serve a rammendare i buchi creati dal pregiudizio, dal razzismo, dall’indifferenza. Ci ricama sopra conoscenza e empatia. E ci avvolge gli studenti.
(Fabrizio Caramagna)
Primo giorno di scuola in prima elementare.
I bambini arrivano con i loro vestiti colorati davanti al portone dell’edificio, sembrano tante piccole api operose che si accingono a fare un miele nuovo.
(Fabrizio Caramagna)
Dovremmo riempire il cuore di gentilezza, la bocca di educazione, le mani di accoglienza e la testa di buoni libri.
Forse solo così potremmo tornare a essere umani.
(Fabrizio Caramagna)
Quest’anno per la maestra c’è una classe nuova e un cambio di creature e vocali, e sarà una festa anche per i banchi che aspettano i bambini come rami aperti che attendono tante farfalle colorate.
(Fabrizio Caramagna)
Ogni tanto a scuola ci vorrebbe una lezione al contrario: consegnare ai ragazzi la risposta e chiedere loro di trovare la domanda.
(Fabrizio Caramagna)
È orribile pensare che un giorno la scuola possa scomparire e che tutta l’istruzione dei nostri figli possa essere affidata a Tik Tok.
(Fabrizio Caramagna)
A scuola e in famiglia ci vorrebbe un’educazione dei sensi. Perché vedere non è guardare, ascoltare non è sentire, inghiottire non è gustare, toccare e annusare non è percepire.
(Fabrizio Caramagna)
Che noia le giornate a scuola se non ci fosse stato l’immenso, gioioso, provvidenziale sottobanco. Quante cose ho nascosto lì sotto, tra bigliettini, merende e altri segreti. Chi mai me li restituirà?
(Fabrizio Caramagna)
Paradossi.
Per formare si spende pochissimo, per informare tantissimo.
(Fabrizio Caramagna)
L’Italia possiede influencer e tronisti di prim’ordine e ricercatori universitari di terz’ordine. Il perché è semplice. Il nostro Paese investe in apparenza e non in formazione.
(Fabrizio Caramagna)
La scuola deve insegnare il minimo, ma lo deve insegnare bene. E pretendere che lo si impari. E invece da scuola escono un sacco di giovani che non sanno dove sono le Marche e che credono Berlino sia la capitale dell’Irlanda.
(Fabrizio Caramagna)
Autodidatta: maestro con un asino come studente.
(Fabrizio Caramagna)
Una volta a scuola si insegnava la calligrafia nello scrivere.
Adesso bisognerebbe fare esercizi di calligrafia nel pensare.
Troppe volte i pensieri sono aggrovigliati o imitano lo stile del compagno di banco
(Fabrizio Caramagna)
La tua risata, come il suono di uno scontro di stelle, come il fruscio di una scolaresca di bambini all’uscita di scuola
(Fabrizio Caramagna)
La scuola e le sue cose antiche. Il grande rettangolo di ardesia della lavagna, il banco che aveva ancora il buco per il calamaio. Le sedie di legno piene di schegge. La bottiglia di latte in vetro per la colazione all’intervallo.
(Fabrizio Caramagna)
Ricordo ancora il primo giorno di scuola: la cancelleria pronta a essere usata come se fosse un oggetto misterioso, la cartella di cuoio, i banchi con il buco per la boccetta di inchiostro, la paura di cominciare qualcosa da solo. Sono passati 40 anni.
(Fabrizio Caramagna)
Apparteniamo a un’altra epoca, noi, cresciuti sui libri indagati con pazienza e le ricerche in biblioteca a sfogliare enciclopedie e dizionari.
Oggi si ha fretta e si chiede subito ai motori di ricerca, a Wikipedia, ai forum, ai social.
(Fabrizio Caramagna)
“Tityre tu patulae recubans sub tegmine fagi”. La metrica dell’esametro. Gli accenti. L’armonia che ascoltavo. E Virgilio che mi parlava sottovoce, al liceo.
(Fabrizio Caramagna)
Il famigerato primo banco della scuola: riservato a secchioni, lecchini, presuntuosi, ma anche martiri e vittime.
(Fabrizio Caramagna)
Quello che mi scombussolava del cambiare aula di scuola era dover iniziare da zero la mia raccolta di gomme da masticare bloccate sotto il banco.
(Fabrizio Caramagna)
All’uscita di scuola ci sono sempre ragazzi che ridono a voce alta e ragazze vestite alla moda, che civettano con bellezza e leggerezza. Ma più dietro e defilato, c’è sempre qualche solitario, con gli occhiali un po’ grossi, i libri in mano, le gambe troppo magre o troppo lunghe. A lui va la mia simpatia.
(Fabrizio Caramagna)
E’ nei bagni, in palestra, nell’itinerario casa-scuola, sui social che i bulli colpiscono. Nelle zone dove non ci sono gli adulti (genitori e insegnanti). Nella terra dove la responsabilità, la protezione e l’empatia si assentano un attimo.
(Fabrizio Caramagna)
Con il bullismo adolescenziale si può lavorare, comprendere, trasformare. Ma quando i bulli sono degli adulti che dovrebbero trasmettere dei valori, si perde la speranza e anche la parola.
(Fabrizio Caramagna)
Non ho mai capito perché solo nelle scuole di provincia diano queste pennellate color verde medicina sulle facciate.
(Fabrizio Caramagna)
Il lavoro è una una scuola il cui apprendimento dura tutta la vita.
(Fabrizio Caramagna)
Tutti vogliono la pace ma non ci sono libri scolastici di storia che non si vantino delle guerre che il paese ha vinto in passato.
(Fabrizio Caramagna)
La stampa, la scuola, la televisione si credono liberi. Ma a volte è la libertà del cortile di una prigione.
(Fabrizio Caramagna)
Lo considererò un paese civile quando ad una riunione scolastica non ci sarà una schiacciante maggioranza femminile tra i partecipanti.
(Fabrizio Caramagna)
I ragazzi di oggi sono promossi con il massimo dei vuoti.
(Fabrizio Caramagna)
L’ultimo giorno di scuola è un controsenso: festeggi la fine di quello che rimarrà il periodo più bello, anche se lo capisci dopo anni.
(Fabrizio Caramagna)
La scuola. Bistrattata, criticata, schiacciata. Imperfetta? Sì. Migliorabile? Ovvio. Rimane comunque il nostro ponte più importante con la conoscenza, l’educazione e il senso civico.
(Fabrizio Caramagna)