Frasi e aforismi sulla morte e il morire

Frasi e aforismi sulla morte e il morire, scritti da Fabrizio Caramagna. Tra i temi correlati Frasi e aforismi sulla vita, Frasi e aforismi sull’immortalità, Frasi e aforismi sull’aldilà e Frasi e aforismi sulla perdita.

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Frasi e aforismi sulla morte

Gli anni, le ore, ti cercheranno e non ti troveranno.
Passeranno dentro i raggi del sole,
ruoteranno intorno al collo di altre persone
e si chiederanno dove sei.
(Fabrizio Caramagna)

La morte è un mantello calato all’improvviso, capace di convertire in buio la delicata docilità della luce sopra le cose.
(Fabrizio Caramagna)

Viene quell’età in cui la morte comincia a prenderci per mano, sostituendosi alla mano del tempo che ci aveva portato fino a lì.
(Fabrizio Caramagna)

Una delle poche delicatezze della morte è che non ci fa conoscere la nostra data segnata sul calendario.
(Fabrizio Caramagna)

La morte ci guarda sorniona tutti i giorni da una finestra sconosciuta. Finché un giorno decide di scendere in strada e venire a trovarci.
(Fabrizio Caramagna)

La morte, un ponte, e poi più nulla. Neppure la riva, neppure l’acqua.
(Fabrizio Caramagna)

La morte: il significato è unico, ma il senso è indecifrabile.
(Fabrizio Caramagna)

Vivere è il più esteso dei verbi: non lascia fuori nulla, neppure la morte.
(Fabrizio Caramagna)

La morte non fa eccezioni. E’ la sua regola.
(Fabrizio Caramagna)

Il piano era di entrare nella vita, essere felici e scappare prima che ci prendesse la morte.
Ma non ha funzionato.
(Fabrizio Caramagna)

L’unica cosa che mi piace della morte è quel luccichio negli occhi quando parliamo della vita.
(Fabrizio Caramagna)

A volte ho questa curiosità di morire. Non perché non ami la vita, ma perché vorrei sapere cosa c’è oltre. Una sorta di nostalgia di ciò che mi è ignoto ma che sembra conoscermi alla perfezione.
(Fabrizio Caramagna)

In una scommessa più alto è il rischio e le probabilità di perdere, più alta è la quota e con essa le potenziali possibilità di vincita.
La più grande scommessa è quella con la morte. Rischio altissimo di morire, ma anche potenzialità di vincita enormi. Peccato che finora in milioni di anni di storia nessuno abbia mai riscosso il premio.
(Fabrizio Caramagna)

Solo la morte – quella dei nostri cari – ci insegna qualcosa. Ci insegna che dalla nostra vita abbiamo imparato ancora poco.
(Fabrizio Caramagna)

Si trova sempre il bisogno di dire che si fa ciò che si subisce: si fa la guerra, la pace, l’amore. Non lo si può dire della resurrezione, perché non si ritorna mai da laggiù.
(Fabrizio Caramagna)

Con il cadavere prendiamo l’accorgimento di sistemarlo nel letto, di abbassare le persiane della camera, di chiudergli gli occhi in modo che tutti simuli il sonno, dando l’illusione della logica nel momento in cui la vita perde la sua logica.
(Fabrizio Caramagna)

Dopo la morte si avrà a disposizione un tempo infinito. Il problema è che non si saprà come impiegarlo.
(Fabrizio Caramagna)

La morte ci toglie la terra sotto i piedi per posarla sul nostro corpo.
(Fabrizio Caramagna)

Che cosa metterai nella valigia da morto? Giornali vecchi? Soldi ormai superflui? Un altro specchio in cui guardarti gli occhi ormai sbarrati?
E la chiave per l’aldilà? Quella pare che non si trovi da nessuna parte.
(Fabrizio Caramagna)

La vita dell’uomo è una specie di bersaglio, in direzione del quale spara continuamente la morte che colpisce sempre il centro.
(Fabrizio Caramagna)

Ogni volta la morte prende il destino per le orecchie e gli ripete: “Te l’ho detto che sarebbe finita così. Sono secoli che non mi ascolti, stupido sognatore”.
(Fabrizio Caramagna)

La morte è sempre oscena. Come tutto ciò che accade dietro le scene. A volte ne senti il ​​suono, come una tempesta che si prepara. Altre volte è il silenzio ad annunciare la sua presenza.
(Fabrizio Caramagna)

La vita ci lascia molto prima che la morte ci agguanti.
(Fabrizio Caramagna)

C’è un libro che nessuno può leggere e che ammette solo la scrittura. E lo conosce solo chi lo scrive: la morte.
(Fabrizio Caramagna)

Dopo la morte, noi saremo ciò che eravamo prima di essere stati.
(Fabrizio Caramagna)

Che cosa sappiamo della morte? Tutti coloro che ne hanno parlato erano ancora vivi. Gesù ha resuscitato Lazzaro, ma non il suo silenzio.
(Fabrizio Caramagna)

In me ci sono quattro morti: la mia morte, la morte di ciò che ho fatto, la morte dei ricordi di me e infine la morte della mia specie.
(Fabrizio Caramagna)

La morte abolisce il presente e il futuro.
Ma il passato dei morti si fa enorme, incommensurabile, pieno di dettagli nuovi.
(Fabrizio Caramagna)

Pur sapendo dalla storia che la risposta è sempre stata “No!”, continuiamo impavidi e pervicaci a chiedere alla Morte: “Risparmi almeno me?”.
(Fabrizio Caramagna)

Si muore anche così.
All’ingresso di una scuola,
nel cerchio perfetto di un prato,
nella luce dorata di un tramonto.
La morte ti viene a cercare dovunque.
(Fabrizio Caramagna)

Poco prima di morire non troverai il buio profondo, ma un bagliore breve, e vedrai per la prima volta come è la vita e come la potevi vivere.
(Fabrizio Caramagna)

Quando uno muore, i vivi si sentono svuotati. Poi dopo un po’ ricominciano a vivere e la loro mente si riempie di sogni e il loro cuore si riempie di battiti. E’ difficile resistere alla vita.
(Fabrizio Caramagna)

Da bambini siamo stati spinti nel buio, e poi siamo tornati – ridendo o tremando – nella luce. Morire è essere spinti nel buio e non tornare più
(Fabrizio Caramagna)

Finché ci sarà qualcuno che saprà custodire le nostre cose anche quando saremo morti, saremo in salvo.
(Fabrizio Caramagna)

Nel corso della storia, alcuni sono stati visti tornare dalla morte. Nessuno, dalla vecchiaia.
(Fabrizio Caramagna)

Nei nostri sogni i morti riappaiono e vivono nuove avventure. Noi dormiano perché loro vivano. Di notte questi fantasmi si reincarnano nella nostra mente che sogna. I nostri sogni sono il loro aldilà.
(Fabrizio Caramagna)

La morte, pur se stampata in miliardi e miliardi di volumi, ha una sola pagina. Uguale per tutti.
(Fabrizio Caramagna)

Sono troppo mortale per non essere il complice segreto della mia morte.
(Fabrizio Caramagna)

Sogno un mondo di avvisi di necrologio al contrario. “Il signor B. ha abbandonato la morte. Ha deciso di vivere più a lungo”.
(Fabrizio Caramagna)

Il problema della morte è che resta per lungo tempo asintomatica, e quando infine viene diagnosticata, è troppo tardi.
(Fabrizio Caramagna)

Lo spettatore vede così tanti morti in televisione che la sua morte gli sembra inverosimile.
(Fabrizio Caramagna)

Chi non ha la prospettiva certa di morire a breve pochissime volte ha veramente coscienza della sua morte. I sani parlano della morte come se riguardasse sempre gli altri.
(Fabrizio Caramagna)

La morte: un orologiaio che non lascia nessuno senza la sua ora.
(Fabrizio Caramagna)

Ci si avvicina alla morte come ci si è avvicinati alla nascita. Senza saperlo. E’ stato un seme incosciente che è caduto in un ovulo, sarà un corpo incosciente che cadrà in terra senza rialzarsi più.
(Fabrizio Caramagna)

Mettiamo in atto tutta una serie di tentativi per eludere la morte, e spesso ci riusciamo.
Ma come possiamo eludere la nascita?
(Fabrizio Caramagna)

Un dolore nero: risucchia tutto l’universo la stella esplosa di un bambino.
(Fabrizio Caramagna)

La morte di un bambino toglie senso al mondo.
Noi siamo preparati alla morte dei grandi,
ma non alla morte di un bambino.
Dio, nella sua ingiustizia imperscrutabile,
sa essere ingiusto anche con gli angeli.
(Fabrizio Caramagna)

Ci sono dei morti meno morti che altri. Quando ci si riflette, si scopre che ci sono anche dei vivi più vivi di altri.
(Fabrizio Caramagna)

Quante volte durante la giovinezza stringiamo con coraggio le maniglie della morte senza mai aprire la porta.
(Fabrizio Caramagna)

Ci sono dei giorni in cui anche la morte vuole un po’ di leggerezza e vorrebbe impersonare il ruolo di una papera buffa che si liscia le piume, ma Dio la costringe ad interpretare solo ruoli drammatici.
(Fabrizio Caramagna)

Siamo come palloncini colorati che volano nel cielo e arrivano a toccare nuvole e stelle che sembravano lontanissime. Poi gli anni passano e noi iniziamo a scendere, in modo sempre più impercettibile, passando in mezzo a rovi e scogli e alberi puntuti, rimanendo sempre più soli, non riuscendo a intuire nulla dello spillo dove ci toccherà andare a sbattere.
E quando succederà, sarà come uno scoppio silenzioso. Non importa se dentro il palloncino c’erano idee, progetti, ricordi, emozioni, esperienze. Se c’era tutta la nostra vita. Puf…. Ogni cosa si staccherà e volerà via con una rapidità inconcepibile. E anche se pensavi di aver accumulato in quel palloncino così tante cose, così numerose e piene da ritenerle quasi eterne, sparirà tutto, come un soffio che si perde nell’aria.
Resterà solo qualcosa nella memoria di chi ha voluto bene, nelle azioni che abbiamo fatto, nelle tracce che abbiamo lasciato.
Ma saranno immagini incerte e fuggitive, forme di memoria che si sbricioleranno ogni giorno sempre di più.
E quando la mancanza di noi non toccherà più nessuno, quando nessuna mano o sguardo si poserà – anche solo un attimo – sul nostro volto o sul nostro nome, torneremo per sempre nel grande Nulla da cui siamo venuti.
(Fabrizio Caramagna)

“Come vorresti morire?”
“Strangolato da una nuvola”
(Fabrizio Caramagna)

Morire come un cane? La verità è che il cane è uno dei pochi esseri che aiutiamo a morire in modo decente.
(Fabrizio Caramagna)

Viviamo un’epoca in cui sono più le volte in cui si muore che quelle in cui si vive. Si muore anche più volte al giorno.
(Fabrizio Caramagna)

La fine si avvicina. E la temi. Ma perché?
Non ti accorgi che i nostri ricordi sono già morti un miliardo di milioni di volte,
nel corso del tempo?
(Fabrizio Caramagna)

Come paura puoi avere della morte se è da una vita che muoiono le tue cellule, i tuoi ricordi, le tue speranze?
(Fabrizio Caramagna)

Il principale dubbio che ci insinua la morte è che fare qualcosa di buono nella vita è come non fare nulla.
(Fabrizio Caramagna)

Sul letto di morte non voglio parlare con il cappellano. Voglio parlare con il cappellaio matto.
(Fabrizio Caramagna)

Ci sono delle persone di cui possiamo toccare il viso solo sul letto di morte e delle visite che abbiamo il diritto di fare solo al cimitero.
(Fabrizio Caramagna)

Ci sono persone con cui riusciamo a convivere solo quando sono morte, mentre rifiutiamo di farlo finché sono vive. Bisogna lasciare che muoiano per poterle avere accanto.
(Fabrizio Caramagna)

Chi è stato più volte vicino alla morte, descrive meglio la vita.
(Fabrizio Caramagna)

Ah, se la morte fosse solo uno spazio in bianco, come quello che separa una poesia dall’altra.
(Fabrizio Caramagna)

Chissà se almeno i morti hanno fatto pace con l’incertezza.
(Fabrizio Caramagna)

Dopo di chi sono nato e prima di chi morirò?
(Fabrizio Caramagna)

MORIRE.
Quanto difficile vuoi che sia, rispetto all’essere in vita con malattie degenerative o incurabili, pensieri ossessivi e delusioni che ti vengono a cercare di notte.
(Fabrizio Caramagna)

L’aspettativa di vita aumenta: in futuro moriremo più vecchi, dopo essere passati attraverso tutte le malattie.
(Fabrizio Caramagna)

I cadaveri hanno la rigida immobilità di chi sa che il peggio deve ancora arrivare. Non è bastato morire. Bisogna ancora essere messi dentro una soffocante bara di legno per l’eternità.
(Fabrizio Caramagna)

Orbiterò ancora un po’ intorno al Sole, poi quando sceglierò un’altra stella, allora morirò.
(Fabrizio Caramagna)

“Chi sa quando toccherà a me” è una folata di vento.
Arriva quanto prima.
(Fabrizio Caramagna)

Hanno distratto la vita per rubarle il portafoglio, ma dentro c’era solo una foto della morte, con sopra scritto: “è inutile che corri, ti aspetto sempre”.
(Fabrizio Caramagna)

Un minuto prima di morire, tutto ciò che sappiamo non ci serve più.
(Fabrizio Caramagna)

Anche la morte più naturale è una morte violenta.
Morire senza dolore e spavento è privilegio solo delle nuvole.
(Fabrizio Caramagna)

La morte è sempre qualcosa di cruento. Come il funerale, la bara, la sepoltura. Sarebbe più bello se potessimo spegnerci senza rumore, accasciarci al suolo e diventare subito polvere.
(Fabrizio Caramagna)

Il rumore che non immagini quando si aprirà il cancello della morte.
Chissà se vedrai finalmente i tuoi cari. Chissà se conoscerai il tuo angelo.
(Fabrizio Caramagna)

Se il giorno della mia morte potessi lasciare, in vita, almeno la mia ombra.
(Fabrizio Caramagna)

Nell’aldilà il segno zodiacale si deve calcolare sul giorno della nostra morte?
(Fabrizio Caramagna)

“La morte non mi ha sorpreso, l’ho sorpresa io”, fu scritto dal suicida nella sua lettera.
(Fabrizio Caramagna)

Il libro azzurro della neve, la primavera bianca delle margherite, le canzoni dorate dell’estate, gli alberi rossi dell’autunno: accetto che tutto questo sparisca perché so che un giorno ritornerà.
Accetterei anche di morire, se sapessi che la morte è solo una stagione e che un giorno ritornerò in terra.
(Fabrizio Caramagna)

Ci sono morti che amano così tanto la vita che continuano a scriverle. Le loro lettere vengono lasciate sulle nuvole e solo gli uccelli e gli angeli le leggono.
(Fabrizio Caramagna)

Forse la morte è solo la traduzione della vita in un altro linguaggio.
(Fabrizio Caramagna)

Sei davvero scomparso quando qualcuno pensa ancora a te quarant’anni dopo la tua morte?
(Fabrizio Caramagna)

Purtroppo non esistono ancora le morti artificiali. Sono tutte vere e non si torna mai indietro.
(Fabrizio Caramagna)

A volte mi chiedo se oltre alla porta della morte ne dovrò aprire molte altre per poter uscire davvero dalla vita.
(Fabrizio Caramagna)

Se la morte prendesse coscienza di se stessa probabilmente si suiciderebbe.
(Fabrizio Caramagna)

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Le mie 10 frasi preferite sulla morte di autori celebri e famosi

La vita è una grande sorpresa. Non vedo perché la morte non potrebbe esserne una anche più grande.
(Vladimir Nabokov)

La morte è la curva della strada,
morire è solo non essere visto.
(Fernando Pessoa)

Quando un uomo muore, un capitolo non viene strappato dal libro, ma viene tradotto in una lingua migliore.
(John Donne)

Il problema più importante, quello della morte, è trattato sempre e solo da incompetenti. Non conosciamo il parere di nessun esperto.
(Francesco Burdin)

Alla stupida domanda “Perché io?” l’universo si prende a malapena il disturbo di replicare: perché no?
(Christopher Hitchins)

Non è che ho paura di morire. Solo che non voglio esserci quando accadrà.
(Woody Allen)

Non ho paura della morte. Sono stato morto per miliardi e miliardi di anni prima di nascere, e ciò non mi ha causato il benché minimo disturbo.
(Mark Twain)

Viviamo tra cose destinate a morire – Intra peritura vivimus.
(Lucio Anneo Seneca)

Un sillogismo: gli altri muoiono; ma io non sono un altro; dunque non morirò.
(Vladimir Nabokov)

Vita e morte non sono due estremi lontani l’uno dall’altro. Sono come due gambe che camminano insieme, ed entrambe ti appartengono. In questo stesso istante stai vivendo e morendo allo stesso tempo. Qualcosa in te muore a ogni istante. Nell’arco di settant’anni la morte arriverà a compimento. In ogni istante continui a morire, e alla fine morirai davvero.
(Osho)

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