Frasi e aforismi sulla carta

Frasi e aforismi sulla carta, scritti da Fabrizio Caramagna. Tra i temi correlati Frasi e aforismi sullo scrivere a mano, Frasi e aforismi sul libro e la lettura, Frasi e aforismi sullo scrivere e la scrittura e Frasi e aforismi sulla biblioteca.

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Frasi e aforismi sulla carta

Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità, vengano a impregnarlo dei loro colori.
(Fabrizio Caramagna)

Alla mia nascita una fata si è chinata su di me e mi ha detto: “Esercitati ad osservare e a pensare. Non ti sfuggano il colore del cielo, la fragilità di un filo d’erba, lo stupore di uno sguardo. Solo così vedrai in questo mondo l’altro in trasparenza, come una filigrana invisibile dentro un foglio di carta”.
(Fabrizio Caramagna)

Adoro i posti che hanno l’odore della carta, della polvere, del legno e del cuoio. Come certe biblioteche.
(Fabrizio Caramagna)

In una biblioteca siamo circondati da centinaia di cari amici che un incantesimo ha trasformato in copertine colorate e dorsi che profumano di carta.
(Fabrizio Caramagna)

La pietra, il legno, la carta. È tutto ciò che sa portare i segni del tempo con straordinaria bellezza.
(Fabrizio Caramagna)

Mi incanto davanti a certe parole solo per la grafia. Il tratto della penna ci soffia la vita, tra la carta e l’inchiostro.
(Fabrizio Caramagna)

Ho bisogno di cose antiche.
Scrivimi una lettera su un foglio di carta,
chiamami da una cabina telefonica,
citofonami sotto casa e sali da me ad ascoltare un disco di vinile,
dimmi “io per te ci sono”,
e quando avrò bisogno di te ci sarai veramente.
(Fabrizio Caramagna)

Era davvero un’altra cosa scrivere una lettera d’amore su un foglio di carta. Non erano possibili ripensamenti. Ogni negligenza o imperfezione veniva punita con una linea nera o con la riscrittura del foglio. Per questo in quelle lettere mettevamo solo quello che pensavamo davvero.
(Fabrizio Caramagna)

Quando i messaggi erano lettere e l’inchiostro un sodalizio intimo tra la carne e la carta.
(Fabrizio Caramagna)

Un battito di ciglia, lo schiudersi delle labbra, la spazzola sui capelli, un respiro, la matita che scivola sulla carta. Anche il silenzio ha un suo modo di chiacchierare.
(Fabrizio Caramagna)

Smetti di essere bambino quando pensi che nessun aeroplano di carta potrebbe reggere il tuo peso.
(Fabrizio Caramagna)

Quei giorni che vorresti fossero grandi velieri e sono solo fragili barchette di carta.
(Fabrizio Caramagna)

Non riesco a stare nella pozza, disse la barchetta di carta, e andò verso il mare, e per un po’ il mondo fu azzurro e infinito e la barchetta rideva. Ma si sa, la grandezza si paga e verso sera arrivò la tempesta.
(Fabrizio Caramagna)

Un bambino fa un drago con la carta d’argento delle caramelle.
C’è più luce in quell’argento
che in mille pagine di mille libri.
(Fabrizio Caramagna)

Esci con me?
Potremmo sederci in un bar, ordinare un paio di idee e due caffè. Scambiarci quattro meraviglie e dieci sogni, per provarne di nuovi.
Oppure potremmo sederci sul bordo di una sera. A costruire castelli di carta o immaginarci come palloncini che si fanno portare dalla notte.
(Fabrizio Caramagna)

Il tuo cuore è un origami ripiegato con cura che apri solo davanti a me.
Da fuori è di carta ed è bianco come un giglio,
ma dentro ha il colore di quei cieli blu
che ti sembra di aver visto soltanto da bambino.
(Fabrizio Caramagna)

In libro ci sono cose che un ebook non ci saranno mai. Risa scritte a matita, fiori secchi tra le pagine, biglietti del treno dimenticati, orecchiette sui bordi consumati, righe inumidite dalle lacrime, odore di tempo e di carta, e quei quei solchi spessi sotto certe parole, che a guardarli bene non sono sottolineature, ma graffi della nostra anima.
(Fabrizio Caramagna)

C’è un grazie che non si osa mettere su carta solo perché si teme di udire scricchiolare la penna per l’incapacità di non saper scrivere che parole e parole, quando invece si vorrebbe fare di più, molto di più, per dire “grazie”.
(Fabrizio Caramagna)

Ah, come ci sente spaesati,
in questi ritrovi letterari, pieni di scrittori che indossano una malinconia fatta di cartapesta e dicono: “vengo dal tuo stesso altrove”.
(Fabrizio Caramagna)

Certi libri sono solo una pozzanghera di inchiostro che si allarga e tutte quelle parole diventano buone solo per la carta assorbente.
(Fabrizio Caramagna)

Sprechiamo tonnellate di carta per scrivere, perché non sappiamo resistere alle lusinghe dell’autocensura.
(Fabrizio Caramagna)

La carta nel cestino si domanda cos’è sbagliato, come, e se magari non sarebbe bastato un punto e virgola messo nel modo giusto.
(Fabrizio Caramagna)

Dove carta e vento, meraviglia e inchiostro s’incontrano, lì nascono i miei aforismi.
(Fabrizio Caramagna)

Forse il momento giusto per le dichiarazioni d’amore era 30 anni fa, scritte su un biglietto di carta, infilato in un libro con una copertina rigida e il prezzo in lire.
(Fabrizio Caramagna)

Sono fatto di carta, di colori pastello e di un’immagine che ho perduto tanti anni fa.
(Fabrizio Caramagna)

Certi giorni iniziano come una pagina bianca e finiscono come una pallina di carta accartocciata nel cestino.
(Fabrizio Caramagna)

Mia nonna si annunciava con un crepitio di carta di caramella aperta per me, nella tasca teneva sempre una forbice per curare le piante del giardino.
(Fabrizio Caramagna)

La carta vergine di una Polaroid che scatta la foto e non sa se ciò che si imprimerà su di essa l’immagine di un paesaggio idilliaco o quella di una cena triste in compagnia di parenti noiosi.
(Fabrizio Caramagna)

Nei bar di provincia i menù con l’elenco degli alcolici e dei toast sono ancora scritti a mano con pennarelli colorati su una lavagna di carta.
(Fabrizio Caramagna)

Le mani sono un libro impresso su una carta rugosa con lettere minuscole e molte righe. Non cessano mai di parlare. Di raccontare il mondo.
(Fabrizio Caramagna)

Le persone sfortunate combattono con una spada di carta tra il fuoco, il vento e la pioggia.
Vengono subito disarmate dal destino.
(Fabrizio Caramagna)

Guarda la mia pelle.
E’ fatta di carta velina,
si graffia con un sorriso,
è piena di colori tenui e venature sottili.
E’ la pelle di chi ha imparato ad accarezzarsi da solo.
(Fabrizio Caramagna)

Il tempo asciuga la carta e, quando viene girata, la pagina scricchiola come a dire: “Sei sicuro?”
(Fabrizio Caramagna)

Anche in mezzo alla folla, siamo separati dalla nostra solitudine per un tramezzo più sottile di un foglio di carta velina.
(Fabrizio Caramagna)

Quando sei a certe feste. Fermo immobile in spazi che neanche ti appartengono e l’unica ambizione che hai è farti carta da parati.
(Fabrizio Caramagna)

Natale. Il rumore della carta dei regali che si aprono, il profumo delle candele, i vetri appannati, il profumo di pandoro e torrone, le parole che risuonano in modo più leggero e gentile rispetto alle parole dell’anno.
(Fabrizio Caramagna)

Gennaio. Gli alberi si spogliano dei loro colori, le forme si assottigliano, le ombre si allungano nel pomeriggio. Sembra che tutto il mondo sia stato disegnato su carta e carboncino. Ma ci sono giornate di vento in cui il cielo assume una improvvisa nitidezza e l’aria frizzante fa presagire la primavera lontana.
(Fabrizio Caramagna)

Sulla terra la maggior parte dell’umanità era scontenta. Furono suggerite varie soluzioni come l’ampliamento dei tramonti, l’ideazione di nuvole di zucchero e pan di spagna, il ripopolamento di fiumi con sirene e di boschi con unicorni e persino una riserva protetta dove si potevano ammirare gli angeli che custodiscono il vento, la neve e la primavera. Ma l’unica cosa che interessava l’umanità erano i movimenti di piccoli pezzi verdi di carta che passavano di mano in mano, sporchi, stropicciati e senza odore.
(Fabrizio Caramagna)

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