Frasi e aforismi sull’infanzia

Il 20 novembre si celebra la Giornata Internazionale per i Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (World Children’s Day), istituita per la prima volta nel 1954 per promuovere l’unione internazionale e la consapevolezza tra i bambini di tutto il mondo.

Frasi e aforismi sull’infanzia, scritti da Fabrizio Caramagna. Tra i temi correlati Frasi e aforismi sui bambini, Frasi e aforismi sulla giovinezza e l’essere giovani, Frasi e aforismi sulla maturità e Frasi e aforismi sull’adolescenza.

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Frasi e aforismi sull’infanzia

Ci sono giorni in cui, spuntata dal nulla, la mia infanzia mi sale veloce sulle spalle, mi stringe i capelli brizzolati fra le manine e sorridendo mi dice: “Non è cambiato nulla. Io e te non ci lasceremo mai”.
(Fabrizio Caramagna)

Quanti anni hai? Dipende dal colore del cielo e dai sogni della luna e da come i miei pensieri mettono radici nell’aria. Quasi sempre, per fortuna, sette.
(Fabrizio Caramagna)

Ogni bambino è un diverso tipo di fiore e, tutti insieme formano l’infanzia.
(Fabrizio Caramagna)

Ci sono posti
così pieni della tua infanzia
che lì il tempo non è il tempo,
è un’altra cosa.
(Fabrizio Caramagna)

Su quale muretto si sono messi a camminare i miei piedi? A quale gioco stanno giocando le mie mani? Su quale prato la mia testa si rotola facendo le capriole? Su quale bicicletta le mie ginocchia si sono sbucciate? In qualche parte dell’universo la mia infanzia è ancora viva e fa le cose senza di me.
(Fabrizio Caramagna)

Tornerà fuori il bambino dalle tasche del vecchio, giocherà tra le pozzanghere, correrà e si sporcherà ridendo. È stata breve la vecchiaia, è stata un attimo, un lampo negli occhi, poi il destino, per la prima volta nell’universo, ha deciso di stupire tutti e ha rovesciato il tempo.
(Fabrizio Caramagna)

Bisognerebbe ricominciare l’infanzia da capo. Ci sono molte infanzie. Tu ne hai vissuta solo una.
(Fabrizio Caramagna)

L’infanzia, quando ogni singolo istante era una stella che cadeva nell’aria interminabile e piena di stupore.
(Fabrizio Caramagna)

Vorrei una sera come quelle dell’infanzia, con gli aerei della tappezzeria che di notte prendono quota, volando confidenti verso un sonno perfetto, rotondo, di fiaba.
(Fabrizio Caramagna)

Le immagini, che la memoria riconsegna, dopo mille e mille tempeste del tempo, hanno la grazia di farci capire quanto fossero miracolose quelle fragili pagine impastate d’infanzia.
(Fabrizio Caramagna)

L’infanzia non è una somma di leggi, è una somma di possibilità.
(Fabrizio Caramagna)

L’infanzia è un albero pieno di germogli, su cui si arrampica il nuovo per vedere cosa c’è oltre.
(Fabrizio Caramagna)

Nell’infanzia e nella gioventù si sente con l’immaginazione.
Nella maturità e nella vecchiaia si sente con la memoria.
(Fabrizio Caramagna)

L’infanzia è la casa perduta a cui ritorni quando gli anni passano e pesano.
L’infanzia era calda anche quando faceva freddo. Morbida anche quando i giorni erano duri.
Luminosa anche quando fuori c’era il temporale. E c’era un futuro. Incerto, ma un futuro.
(Fabrizio Caramagna)

Dobbiamo imparare dai bambini.
Amano senza dubitare.
Abbracciano senza avvisare.
Ridono senza pensarci.
Scrivono cose colorate sulle pareti.
Credono ad almeno 10 sogni impossibili.
Non arrivano al cassetto più alto, ma toccano il cielo con la punta delle dita.
E quando vengono affidati al sonno è come se il mondo avesse perso un po’ del suo splendore.
(Fabrizio Caramagna)

L’infanzia ci porta vicino alle verità estreme del nostro essere. Noi passiamo il resto della vita a cercare di preservare o penetrare queste verità.
(Fabrizio Caramagna)

Non si guarisce mai della propria infanzia, sia perché fu felice, sia perché non lo fu affatto.
(Fabrizio Caramagna)

Più mi allontano e più la mia infanzia diventa luminosa.
Deve essere questa l’illusione ottica che crea la nostalgia.
(Fabrizio Caramagna)

La voce di un cancello arrugginito.
Un grande cortile dove riposano cassette e attrezzi.
Le finestre di una casa accese come occhi nel buio
La campagna è il luogo in cui ti senti scorrere addosso l’infanzia.
(Fabrizio Caramagna)

Il cigolio delle catene dell’altalena, che resta nell’aria dopo essere scesi.
Fotografia della nostra infanzia che vibra ancora da qualche parte.
(Fabrizio Caramagna)

I marciapiedi dell’infanzia. Lì c’erano tutte le certezze. Oltre, nella strada, solo pericoli o tentazioni.
(Fabrizio Caramagna)

C’è qualcosa che mi ricorda l’infanzia in queste lenzuola piene dei sogni della notte e di galassie ripiegate con cura sotto il cuscino. E io stamattina non so come alzarmi.
(Fabrizio Caramagna)

La casa dei miei nonni, io che mi metto a letto per la buonanotte. La campagna imbevuta di luna tra grilli e sogni. Il mondo cattivo è ancora distante.
(Fabrizio Caramagna)

Vorrei avere una macchina del tempo solo per tornare indietro e poter dire al me bambino: “Non è come pensi, non è come ti hanno fatto credere”. Quando dolore potrebbe essere risparmiato, se solo potessi farlo.
(Fabrizio Caramagna)

Non ho mai smesso di sentirmi il fanciullo che ero, e morirò continuando a crederci. L’ultimo giorno dirò: dov’è la telecamera nascosta? Dai, smettetela di scherzare, ridatemi le mie ginocchia sbucciate, la mia altalena e i miei pattini.
(Fabrizio Caramagna)

Com’è diversa la solitudine dell’infanzia rispetto alla nostra solitudine. Nell’infanzia gli alberi e le fate parlavano. In questa solitudine niente parla.
(Fabrizio Caramagna)

Smetti di essere bambino quando pensi che nessun aeroplano di carta potrebbe reggere il tuo peso.
(Fabrizio Caramagna)

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