Frasi e aforismi sull’identità

Frasi e aforismi sull’identità, scritti da Fabrizio Caramagna. Tra i temi correlati Conosci te stesso – Frasi e aforismi sulla conoscenza di sé, Frasi e aforismi sull’apparenza, Frasi e aforismi sull’essere se stessi e Frasi e aforismi sulla maschera.

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Frasi e aforismi sull’identità

Quando ti chiedo chi sei,
raccontami la musica che hai ascoltato,
gli incontri che ti hanno stupito,
le occasioni che hai sprecato,
i fiumi che hai risalito.
Allora saprò chi sei.
(Fabrizio Caramagna)

Io sono i luoghi che ho visitato, la musica che ascolto, i libri che amo, le persone che frequento, i sogni che ho fatto, le paure che ho avuto.
(Fabrizio Caramagna)

Sono quello che sono: un po’ quello che ero, non ancora quello che sarò, un frammento di quello che vorrei.
(Fabrizio Caramagna)

L’obiettivo della società contemporanea non è quello di scoprire chi siamo, ma di rifiutare quello che siamo e costruire identità completamente nuove. I social sono perfetti per questo scopo.
(Fabrizio Caramagna)

Abbiamo tutti diverse versioni della nostra identità, e molto spesso non le riveliamo neanche a noi stessi.
(Fabrizio Caramagna)

Identità.
– Lei non sa chi sono io!
– Io non sono chi sa lei!
(Fabrizio Caramagna)

Lo specchio, ad ogni battito di ciglia, restituiva l’immagine di un moribondo, di un bambino, di un traditore, di un innamorato o di un eroe. Non ha mai saputo quale fosse quella vera.
(Fabrizio Caramagna)

La finzione è la peggiore droga che ci sia.
Ci droghiamo di finzione e apparenza per sfuggire alla nostra identità.
(Fabrizio Caramagna)

L’identità è:
L’io che vuoi essere
vs l’io che sei
vs l’io che nascondi
vs l’io che fingi
vs l’io che non sarai mai.
(Fabrizio Caramagna)

Non siamo una ma più identità che si avvicendano sulla scena della vita e prendono la parola.
Spesso tutte insieme.
(Fabrizio Caramagna)

Quanti anni hai?
Dipende dal colore del cielo e dai sogni della luna e da come i miei pensieri mettono radici nell’aria.
Quasi sempre, per fortuna, sette.
(Fabrizio Caramagna)

“Dove risiedi?”
“Nelle parole”.
“Quanti anni hai?”.
“Non lo so. Le anime non portano mai documenti con sé”.
“Qual è la tua famiglia?”
“Mio cugino il geco, mia suocera la mosca, mio fratello il filo d’erba, mia sorella la farfalla, mio padre il cielo azzurro, mia madre la neve nel bosco”.
(Fabrizio Caramagna)

Il nostro io si mostra solo a metà nel cerchio di luce dei pensieri. L’altra metà cresce nel fondo oscuro del nostro inconscio. Esso è come un giardino di cui vediamo solo i fiori colorati, mentre ignoriamo tutto quello che si agita sotto la terra.
(Fabrizio Caramagna)

Ogni tanto penso alle mie tante identità scomparse.
Alla persona che ero prima di avere il cuore spezzato.
Alla persona che ero prima di essere tradito da chi mi fidavo.
Chissà dove sono queste identità…
Oggi ho scritto una lettera al mio sé futuro: “non smettere mai di guardare il cielo per le risposte”.
(Fabrizio Caramagna)

Uno dei lavori dell’introspezione è cercare di capire che cosa abbiamo in comune con quell’identità che gli altri vedono in noi.
(Fabrizio Caramagna)

Sarà sempre l’altro ad acciuffare qualcosa di noi, che non ci è dato in alcun modo conoscere.
(Fabrizio Caramagna)

Non riesco mai a essere la somma di tutti i miei io: ne perdo sempre due o tre per pigrizia o incomprensione.
(Fabrizio Caramagna)

Come tutti gli altri, anche io avrei voluto essere un altro. Ma, più ancora, avrei preferito la certezza che un altro avesse voluto essere me.
(Fabrizio Caramagna)

Non guardarmi soltanto quando sogno. Quando sorrido. Quando apro finestre nel cielo e guardo cosa c’è oltre.
Guardami mentre inciampo e cado. Quando combatto e sbaglio. Guardami quando ho paura. Quando il buio sta per arrivare.
Allora sì, potrai dire chi sono.
(Fabrizio Caramagna)

Non dirmi nulla. Voglio ignorare il tuo nome, la tua età, il tuo passato, la tua professione, il tuo domicilio. Fammi inventare le tue mille identità, prima di scoprire chi sei. Magari sei un’onda che ama il maestrale. Una cometa che si è fermata sul tetto di una città. Un fiume che suona la musica di Mozart. Una fata in fuga dal bosco.
(Fabrizio Caramagna)

Io sono ciò che manca alla mia identità,
sono la parte segreta di me stesso
che non incontrerò mai.
(Fabrizio Caramagna)

Ogni giorno mi distreggio tra i miei io defunti, i miei io ipotetici, i miei io confusi, tra tutti queste identità intercambiabili che avrei voluto diventare.
(Fabrizio Caramagna)

Volere essere, a tutti i costi, meglio degli altri significa essere peggiore di quello che avresti potuto essere.
(Fabrizio Caramagna)

Staccata dal mosaico, la tessera trova la sua identità, ma perde il suo senso.
(Fabrizio Caramagna)

Una società basata sulla finzione e sul continuo apparire impedisce l’esperienza di essere se stessi ed evita la fatica del confronto con le nostre fragilità.
L’onnipotenza della finzione permette di costruire decine e decine di identità perfette dove siamo qualunque cosa tranne che le nostre debolezze.
(Fabrizio Caramagna)

I social sono il castello fatato dell’identità,
da dove si esce diversi rispetto a quando si è entrati,
ossia virtualmente migliori,
grazie alle foto piene di filtri
e al sussurro dei like di approvazione.
(Fabrizio Caramagna)

Non c’è tregua alla voglia di postare sui social,
non c’è sosta all’annuncio delle nostre gesta,
in questa continua inserzione
dove promuoviamo il nostro sé,
scrivendo tra le righe: “Io, io, io…”.
(Fabrizio Caramagna)

Tra filtri, app di modifica facciale e pose inautentiche, i social sono il diario pubblico dove registriamo la scomparsa della nostra identità.
(Fabrizio Caramagna)

Mi sono preso per qualcuno che neppure esiste e sono andato pure a postare la foto sui social.
(Fabrizio Caramagna)

Sui social la nostra immagine è la nostra identità e quando la condividiamo ci sfugge di mano e non è detto che gli altri ne avranno la stessa cura.
(Fabrizio Caramagna)

Io sono me stesso nella misura in cui mi vedo anche con gli occhi degli altri. E’ il mio sguardo diviso in due che mi assicura la mia identità. E’ la mia divisione che mi riunisce.
(Fabrizio Caramagna)

La nostra identità è costantemente alle prese con l’insostenibile pressione di oscure, imprevedibili, cieche pretese.
(Fabrizio Caramagna)

Sono la busta che contiene una lettera che non conosco. Aggiunta all’ultimo momento. Non so nemmeno di chi sia la firma. Chi me l’hai inviata? Il destino, il caso, Dio? Passo la vita a tentare di decifrarne il contenuto, ma capisco solo poche parole
(Fabrizio Caramagna)

Quello che chiamiamo “io” è un vestito di Arlecchino fatto con tante identità e cucito (talora anche rabberciato) con i colori diversi delle nostre storie. Ma quando incontriamo la grazia di un amore, allora ci sembra di essere vestiti di una stoffa unica e luminosa, senza neanche più una toppa.
(Fabrizio Caramagna)

Le abitudini sono la nostra particolare carta di identità. Andrebbe rinnovata almeno ogni 10 anni.
(Fabrizio Caramagna)

A volte vorrei che la mia incoscienza mi buttasse fuori dal corpo e prendesse possesso di tutta la mia identità.
Quanto mi sentirei più leggero.
(Fabrizio Caramagna)

Nella testa parlo fra me e me, ma a volte si mettono in mezzo altri me e si portano dietro nodi in gola, battiti del cuore, brividi nello stomaco e dolori al fegato.
(Fabrizio Caramagna)

Il definire se stessi respingendo gli altri (persone, classi, razze, nazioni) è una delle forme più diffuse e incomprensibili di costruzione della propria identità.
(Fabrizio Caramagna)

Una lotteria dove si vincono casualmente le identità altrui, dove si può essere qualcun altro per almeno un giorno.
(Fabrizio Caramagna)

“Indifferenziato” non ha senso: dovrebbe essere “Carta”, “Plastica e Alluminio”, “Vetro”, “Organico” e “Tutto ciò che è in cerca di una sua identità”.
(Fabrizio Caramagna)

Nello scarto tra quel che sei e quel che vuoi. Lì ci troveremo. A prendere per mano i due lati, a farli camminare l’uno accanto all’altro.
(Fabrizio Caramagna)

– Cosa sono per te?
– Sei tutti i miei sono che non sapevo di essere.
(Fabrizio Caramagna)

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