Frasi e aforismi sull’insegnante e l’insegnare

Il 5 ottobre si celebra la Giornata Mondiale degli Insegnanti (World Teacher’s Day), istituita nel 1994 dall’Unesco, per ricordare e di onorare l’importanza che hanno i docenti nello sviluppo culturale e umano dei giovani di tutto il mondo.

“Un insegnante colpisce per l’eternità; non si può mai dire dove la sua influenza si ferma”.
(Henry Brooks Adams)

Frasi e aforismi sull’insegnante, l’insegnamento e l’insegnare, scritti da Fabrizio Caramagna. Tra i temi correlati Frasi e aforismi sulla scuola, Frasi e aforismi sull’imparare e l’apprendere, Frasi e aforismi sullo studente e l’allievo e Frasi e aforismi sul libro e la lettura.

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Frasi e aforismi sull’insegnante e l’insegnare

Il medico salva le vite, l’insegnante salva le menti.
(Fabrizio Caramagna)

Italo Calvino parla di leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità, concretezza: parla di letteratura, ma come sarebbe bello attribuire queste voci al mestiere di insegnante.
(Fabrizio Caramagna)

Quando al mattino un insegnante esce dal porto, non sa mai cosa l’aspetta. Può navigare su un placido fiume o affrontare tempeste in mare aperto.
(Fabrizio Caramagna)

Insegnare significa lasciare un segno, per farlo un insegnante deve essere disposto a essere segnato a sua volta.
(Fabrizio Caramagna)

È paradossale che gli insegnanti veri non siano quasi mai riconosciuti.
(Fabrizio Caramagna)

L’insegnante ha un privilegio enorme, assoluto: incontrare ogni mattina in classe gli uomini e le donne che un domani cambieranno il mondo.
(Fabrizio Caramagna)

Una formazione scolastica, una lavagna e una cattedra non fanno un insegnante. L’insegnamento è prima di tutto una vocazione. O si nasce insegnanti o non si nasce.
(Fabrizio Caramagna)

Un insegnante dovrebbe saperlo.
Imparare a forza non allarga la mente e riduce la curiosità.
(Fabrizio Caramagna)

Uno degli orgogli più grandi per un insegnante è quando, vent’anni dopo, uno studente ricorda una sua frase che porterà con sé per il resto della sua vita.
(Fabrizio Caramagna)

Poche persone decidono del nostro futuro come un bravo o cattivo insegnante di letteratura.
(Fabrizio Caramagna)

Cari insegnanti: al ragazzo che non fa i compiti e si scusa con un “me lo ha mangiato il cane”, dategli uno zero, prima che diventi presidente.
(Fabrizio Caramagna)

L’insegnante può essere due cose: un burocrate che ogni giorno ripete la routine e la fatica dell’insegnare.
Oppure un esploratore che ogni giorno studia, cerca, immagina nuovi modi e nuove strade di insegnamento.
(Fabrizio Caramagna)

L’insegnante si trova di fronte allo stupore ed alla meraviglia di imparare cose nuove ogni giorno. Un vero insegnante deve essere prima di tutto un allievo.
(Fabrizio Caramagna)

Esistono due tipologie di maestri: quelli che insegnano e quelli che non perdono occasione per far vedere quanto sono bravi, quanto sono dotti, quanto sono intelligenti, quanto sono saggi.
(Fabrizio Caramagna)

Non si può insegnare senza istruirsi, né far germogliare il sapere senza mettere in noi il germoglio della sua fecondità.
(Fabrizio Caramagna)

L’insegnante lavora dal mattino alla sera, tra lezioni, riunioni e colloqui con i genitori. Il suo è un mestiere faticoso e stressante, e gli rimangono poche ore della notte per risistemare e risistemarsi.
(Fabrizio Caramagna)

Un insegnante, prima ancora che esperto della sua materia, deve essere testimone di umanità. Deve costruire ponti e non muri. Deve ascoltare, accogliere, provare a capire ogni studente, anche i casi più difficili. Soprattutto i casi più difficili. Perché è su questi casi che si misura il valore di una scuola
(Fabrizio Caramagna)

A scuola la lavagna è uno spazio su cui viene tracciato un nuovo confine. E ogni mattina l’insegnante cerca di far passare quante più persone da una parte all’altra. Dall’incertezza, dal dubbio, dal vuoto verso la conoscenza e il sapere. Non ci sono clandestini, tutti possono e devono sconfinare.
(Fabrizio Caramagna)

Fare l’insegnante è il preludio di un destino asimmetrico: gli allievi vanno avanti nella vita, lui torna indietro a riparte da capo con altre classi.
(Fabrizio Caramagna)

Il mestiere d’insegnante è un mestiere fatto di addii e di inizi. Da un lato perde una classe, volti, parole, gratificazioni e anche rimpianti da custodire nella memoria per sempre. Dall’altro incontra una nuova classe, fresca come un campo di grano. E il grano è ancora erba, e poi diventerà spiga, e poi farina, e poi pane.
(Fabrizio Caramagna)

Il dolore dell’insegnante. Nella sua pelle ha scolpito ogni singolo insuccesso, ogni studente perso nel mare della vita.
(Fabrizio Caramagna)

L’insegnante deve insegnare allo studente che l’errore non è una macchia indelebile, ma l’occasione quotidiana per una piccola e personale rinascita.
(Fabrizio Caramagna)

Insegnare è, prima di tutto, scoprire i limiti. I limiti dello studente nell’apprendere, ma anche i limiti dell’insegnante nello spiegare, nel dare importanza a ogni studente.
(Fabrizio Caramagna)

Se dei buoni insegnanti fanno dei buoni allievi, è molto raro che dei buoni allievi facciano dei buoni insegnanti.
(Fabrizio Caramagna)

Un insegnante deve studiare ogni volta che prepara un compito, una lezione, un laboratorio. E’ un debito e un dovere nei confronti degli studenti.
(Fabrizio Caramagna)

L’insegnante è un fuochista che trasmette scintille.
(Fabrizio Caramagna)

A fare l’insegnante si impara a essere giudicati per interposta persona.
(Fabrizio Caramagna)

Era un’insegnante severa: dava poche vacanze a tutti i compiti.
(Fabrizio Caramagna)

Il fatto che un medico (tra ricevimenti in studio, interventi in cliniche private e consulenze varie) guadagni 100 volte quello che guadagna un insegnante, indica lo scarso interesse della società per la salute della mente.
(Fabrizio Caramagna)

In Italia si pretende dagli insegnanti l’abilità di un primario di chirurgia con uno stipendio da infermiere neoassunto.
(Fabrizio Caramagna)

Potete pensare quel che volete della scuola, i problemi sono innumerevoli e molti insegnanti sono solo dei burocrati senza vocazione. Ma questo spazio è anche abitato da giganti che da anni lavorano in silenzio per il bene comune più importante che abbiamo, i nostri giovani. Sono questi insegnanti le colonne silenziose che sostengono la scuola.
(Fabrizio Caramagna)

A scuola e in famiglia ci vorrebbe un’educazione dei sensi. Perché vedere non è guardare, ascoltare non è sentire, inghiottire non è gustare, toccare e annusare non è percepire.
(Fabrizio Caramagna)

Una volta a scuola si insegnava la calligrafia nello scrivere.
Adesso bisognerebbe fare esercizi di calligrafia nel pensare.
Troppe volte i pensieri sono aggrovigliati o imitano lo stile del compagno di banco
(Fabrizio Caramagna)

Il paradosso di chi vuole insegnare a scuola è dover gridare sempre “silenzio”.
(Fabrizio Caramagna)

Il prete, il sindaco, l’insegnante. Sono ancora adesso le figure più importanti in un paese piccolo e contadino.
(Fabrizio Caramagna)

In questa vita è più importante saper perdere che saper vincere. Eppure quasi sempre, a partire dalla scuola, si sforzano di insegnarci la meno importante delle due cose.
(Fabrizio Caramagna)

Parlo come mi hanno insegnato, ascolto come mi hanno insegnato, cammino come mi hanno insegnato.
Ma a cadere e volare nessuno ti insegna. La caduta e il volo, lo impari da te.
(Fabrizio Caramagna)

È terribile quanto vero che qualcuno può essere molto bravo in qualcosa, ma non saperlo insegnare bene; e un altro può saper insegnare molto bene qualcosa in cui non è particolarmente bravo.
(Fabrizio Caramagna)

Uno specchio, una ruga quasi impercettibile dove prima non c’era nulla, il modo educato del tempo di insegnarti il suo linguaggio segreto.
(Fabrizio Caramagna)

I vicoli. Ci insegnano la bellezza rimanendo nascosti, non vogliano piacere a tutti i costi come le strade principali. I vicoli sanno che cosa è la discrezione.
(Fabrizio Caramagna)

Gli insegnamenti dei Vangeli hanno cambiato molti uomini senza cambiare l’uomo.
(Fabrizio Caramagna)

I fiori ti insegnano a dire le cose con gentilezza e a voce bassa.
(Fabrizio Caramagna)

Ci hanno insegnato a baciarci in cielo, tra una galassia e l’altra,
e poi ci hanno mandato sulla terra per vedere se sapevamo ripetere la lezione.
(Fabrizio Caramagna)

I gatti ci danno due grandi insegnamenti: il distacco dalle cose è un’arte e l’eleganza non fa rumore.
(Fabrizio Caramagna)

Il mistico ci insegna che bisogna essere un niente per abbracciare il tutto.
(Fabrizio Caramagna)

Un ignorante mi insegna una cosa: a ignorarlo.
(Fabrizio Caramagna)

Un dolore ti insegna a viaggiare a marcia indietro. Da grande a piccolo. Da ricco a povero. Dal superfluo all’essenziale.
(Fabrizio Caramagna)

In un’epoca di megalomania e di spreco, la brevità dell’aforisma ci insegna a farci più piccoli, a dosare le parole, a essere consapevoli dei limiti
(Fabrizio Caramagna)

Le conseguenze delle nostre scelte. Sono gli unici insegnanti che abbiamo, alla scuola dell’esperienza.
(Fabrizio Caramagna)

Non si lava via il dolore in un colpo solo, si attraversa piano piano, per trasformarlo in un insegnamento.
(Fabrizio Caramagna)

Si ripete in ogni epoca. Le vecchie generazioni tentano di insegnare alle nuove lezioni che neppure loro hanno imparato.
(Fabrizio Caramagna)

Adesso che l’esperienza mi ha insegnato a sopportare i momenti difficili, a che ora cominciano quelli facili?
(Fabrizio Caramagna)

L’insegnante deve preoccuparsi se qualcuno non capisce. Lo scrittore o l’artista, no.
(Fabrizio Caramagna)

È divertente come qualcuno che ti insegna un gioco ti insegni anche le sue paure.
(Fabrizio Caramagna)

– Hai presente la storia di quel ragazzo che alla maturità si è trovato davanti il tema col titolo “Cos’è secondo te il coraggio?” e lui allora ha preso il foglio di protocollo e l’ha consegnato in bianco con su scritto “Il coraggio è questo”.
– E come è andata?
– L’insegnante non ha avuto il coraggio di premiarlo.
(Fabrizio Caramagna)

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