Frasi e aforismi sul cimitero

Frasi e aforismi sul cimitero, scritti da Fabrizio Caramagna. Tra i temi correlati Frasi e aforismi sulla morte, Frasi e aforismi su Dio e Frasi e aforismi sull’immortalità.

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Frasi e aforismi sul cimitero

Al cimitero cerchiamo di spogliare la morte del suo mistero e del suo buio, e in cambio le offriamo marmi e graniti, lapidi, epitaffi e i più pregiati pezzi dell’arte funeraria.
(Fabrizio Caramagna)

In un cimitero tutte le tombe hanno vista sull’eternità.
(Fabrizio Caramagna)

La lapide della nostra tomba è la quarta di copertina del libro della nostra vita.
(Fabrizio Caramagna)

Le fatiche e le rabbie,
gli amori e le passioni,
ci guardano dalle lapidi dei cimiteri.
(Fabrizio Caramagna)

Gli angeli tristi del cimitero, nella notte rigano i marmi di nero con le loro lacrime.
(Fabrizio Caramagna)

Veniamo sepolti nel buio e ci mettono il vestito della festa, quello che comprammo per un giorno di sole.
(Fabrizio Caramagna)

In un cimitero di mille case
nemmeno una tomba
senza il suo crisantemo.
(Fabrizio Caramagna)

Tutti questi crisantemi che non giudicano la freddezza del marmo e che hanno una nota di profumo per ogni tomba.
(Fabrizio Caramagna)

Ogni tanto nel cimitero ci sono cellette prive di foto e di fiori, solo il nome e la data di nascita e morte, anche dopo morti non siamo tutti uguali.
(Fabrizio Caramagna)

Seppellitemi in un campo di proverbi antichi.
(Fabrizio Caramagna)

Se non vengono invitati anche i bombi del mio giardino, non voglio nessuno ai miei funerali.
(Fabrizio Caramagna)

C’è senza dubbio, in qualche parte del cielo, un cimitero di farfalle.
Come devono essere meravigliose le loro tombe.
(Fabrizio Caramagna)

Scegliamo un cimitero, una tomba. Ma perché uno solo? Sarebbe molto più originale viaggiare di cimitero in cimitero, di bara in bara a seconda delle stagioni e del clima. D’estate si potrebbe passare qualche settimana in un piccolo cimitero a picco sul mare. D’inverno in un cimitero di montagna. A Natale al cimitero di Montmartre o Montparnasse a Parigi.
(Fabrizio Caramagna)

Credi di spegnere le candeline del compleanno, non fai altro che accendere invisibili lumini nel cimitero degli anni.
(Fabrizio Caramagna)

Molta gente non ha ancora scelto in quale cimitero vuole morire. Però ha già pensato a una piazza in cui vorrebbe la propria statua
(Fabrizio Caramagna)

A dispetto dei sontuosi mausolei che costellano i cimiteri, la casa della morte è inabitabile.
(Fabrizio Caramagna)

Il corpo in un sacco. Il sacco in una bara. La bara in una tomba. La tomba sotto terra. Tutto il rituale della sepoltura è stato congegnato per terrorizzare chi soffre di claustrofobia.
(Fabrizio Caramagna)

Quante persone muoiono anonime senza lasciare nessuna traccia: epitaffi che non trovano la propria tomba.
(Fabrizio Caramagna)

Per quante tracce si lascino di sé e della propria vita – fili d’oro e fili di seta – per quante parole e opere si donino all’umanità e ai posteri, avremo sempre una lapide in cui verrà scolpito il nostro nome con gli stessi caratteri e dimensioni di milioni di altre lapidi.
(Fabrizio Caramagna)

Forse i morti uscirebbero dalle proprie tombe di notte, se invece che cipressi crescessero alberi di gustose ciliegie.
(Fabrizio Caramagna)

La bocca dei cimiteri non perde mai l’appetito.
Più mangia, più ingrassa, più ingrassa, più fiori porta sul petto.
(Fabrizio Caramagna)

Lei era un tramonto con un cimitero negli occhi
(Fabrizio Caramagna)

Il prete del grande cimitero che dà l’ultima benedizione alle bare. Immerso nello studio delle dipartite, non si cura dello sguardo affranto dei vivi, preso come è dalla conta dei morti e dalla ripetizione del gesto di benedizione, mentre i carri funebri passano come su una catena di montaggio.
(Fabrizio Caramagna)

Voglio che la mia bara sia fatta del legno dell’albero dove si posa la civetta.
(Fabrizio Caramagna)

Ci sono delle persone di cui possiamo toccare il viso solo sul letto di morte e delle visite che abbiamo il diritto di fare solo al cimitero.
(Fabrizio Caramagna)

Profanare tombe è altrettanto grave che far rivoltare un morto nella sua tomba.
(Fabrizio Caramagna)

Pieno di vermi, questo loculo. Non stanno fermi, sanno dove andare. A mangiare il cuore crudele e i neuroni malvagi del morto.
(Fabrizio Caramagna)

L’umanità avrà sempre un grande sepolcro per Nerone e una fossa comune per Mozart.
(Fabrizio Caramagna)

Il destino mi regala crisantemi, da portare direttamente sulla tomba di quel che avrebbe potuto essere e non è stato.
(Fabrizio Caramagna)

Chissà se inventeranno mai l’applicazione “Scopri chi ha visitato la tua bara”.
(Fabrizio Caramagna)

La zitella non si era mai sposata, ma alla soglia degli ottant’anni, decise di andare ogni giorno al cimitero con un innaffiatoio e un mazzo di fiori e, in mezzo alle vedove che parlavano ai loro mariti defunti, lei sceglieva una tomba a caso e, dopo aver deposto i fiori, si godeva infine le gioie della vita di coppia.
(Fabrizio Caramagna)

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