Frasi e aforismi sul centro

Frasi e aforismi sul centro, scritti da Fabrizio Caramagna. Tra i temi correlati Frasi e aforismi sul luogo, Frasi e aforismi sulla periferia, Frasi e aforismi sull’universo e Frasi e aforismi sul narcisismo e l’egocentrismo.

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Frasi e aforismi sul centro

A volte uno è il centro di tutto, altre è il satellite di qualunque cosa.
(Fabrizio Caramagna)

Ci sono giorni in cui nulla pesa e ogni cosa pare girare a nostro favore. Ci sono giorni in cui ci sentiamo al centro di tutti gli universi possibili.
(Fabrizio Caramagna)

Tu sei il mio centro e tutti i limiti che vorrei oltrepassare.
(Fabrizio Caramagna)

Smetti di essere al centro del tuo ego e mettiti al centro della tua anima.
(Fabrizio Caramagna)

Circondarti delle persone giuste o sbagliate, costruisce o distrugge il tuo centro.
(Fabrizio Caramagna)

E così siamo noi, al centro di una relazione, dove tornare indietro ci spaventa e andare avanti ci terrorizza.
(Fabrizio Caramagna)

La moda ci consente di accedere al centro del mondo, per questo tutti desiderano farne parte.
(Fabrizio Caramagna)

Pubblicare un libro ai margini della pagina in modo che il lettore scriva i propri commenti al centro della pagina e scriva inconsapevolmente il vero libro.
(Fabrizio Caramagna)

E’ un puntino irrisorio nell’enormità delle forme e delle linee.
Nessuno si accorgerebbe di lui, ma è il centro.
(Fabrizio Caramagna)

A volte cerco di concentrarmi e mi chiedo dov’è il mio centro? Nella mia testa? Nel mio petto? Nel mio ombelico? Nella mia anima? E non riesco più a concentrarmi.
(Fabrizio Caramagna)

O vuole essere al centro del mondo o si barrica in casa, l’ego: non concepisce alternative.
(Fabrizio Caramagna)

Persone così egocentriche che neppure Galileo Galilei riuscirebbe a far loro capire che non sono al centro dell’universo.
(Fabrizio Caramagna)

Quanti si mettono al centro del palcoscenico e credono di essere protagonisti e invece sono solo dei figuranti.
(Fabrizio Caramagna)

Non invidio chi si sente al centro dell’universo.
Deve essere un posto molto affollato.
E pieno di persone arroganti.
(Fabrizio Caramagna)

Il centrino ricamato dalla nonna pensa di essere al centro della casa.
E non sa che nessuno lo guarda.
(Fabrizio Caramagna)

Ho un debole per la riva del mare, si avanza sui bordi e non si è al centro di niente – senza sapere che si è al centro di tutto.
(Fabrizio Caramagna)

Il sabato sera mi dà fastidio. Pretende che tu sia al centro del mondo, a cavallo dell’illusione o dell’entusiasmo. Altrimenti non vali nulla.
(Fabrizio Caramagna)

La parola “ateo” ha una croce al centro.
(Fabrizio Caramagna)

Mi piace che il centro “dell’equilibrio” abbia una l affiancata da due i, in perfetto equilibrio.
(Fabrizio Caramagna)

In un Universo infinito, ovunque tu sia, sei al centro dell’Universo.
(Fabrizio Caramagna)

Aveva quel modo tutto suo di essere centrale.
Come se l’universo intero fosse attratto dal suo carisma.
(Fabrizio Caramagna)

Seduto al centro di una stanza con tutto Van Gogh intorno. Poi non chiedetemi perché sono felice.
(Fabrizio Caramagna)

Fiducia, chimica, cura e rispetto costituiscono il centro di gravità dell’amore.
Senza una di queste cose l’amore diventa una scheggia che vaga nel vuoto.
(Fabrizio Caramagna)

Mi chiami Amore da un’altra stanza. Mi racconti una cosa. Ti sento muoverti e le distanze non esistono più e gli spazi hanno trovato il loro centro.
(Fabrizio Caramagna)

La pupilla è l’eclisse della parte centrale dell’iride.
Si prega di non guardarla troppo da vicino. Corri il rischio di soffire d’empatia.
(Fabrizio Caramagna)

Lei disse: “Non che voglia imporre standard di bellezza irraggiungibili, ma mi è venuto un brufolo al centro della fronte e mi sembra di essere una divinità indiana”.
(Fabrizio Caramagna)

Non riusciamo mai a essere completamente indipendenti, staccandoci dagli altri: vogliamo essere un’isola lontana, ma vogliamo esserlo al centro di un golfo.
(Fabrizio Caramagna)

Quando l’ego si mette al centro del mondo, la serenità finisce in periferia.
(Fabrizio Caramagna)

Non al centro. Non in primo piano.
Devi guardare in basso, a lato, in angolo riservato, probabilmente vicino a un ciclamino e un folletto.
Ecco. Lì troverai me.
(Fabrizio Caramagna)

Sentirsi sempre fuori sebbene dentro, sempre ai margini seppure al centro della pagina, sempre estraneo sebbene in compagnia.
(Fabrizio Caramagna)

Perché devo essere di sinistra, di centro o di destra?
Mi sembra di essere un pallone di calcio che aspetta solo che qualcuno decida da quale parte dargli una pedata.
(Fabrizio Caramagna)

Tu sei la seconda stella in basso a destra, quella più riservata e timida, quella che non si nota perché tutti guardano il bagliore delle stelle al centro del cielo.
Ma la tua luce ha qualcosa che le altre stelle non hanno e chi ti vede scopre un segreto che esiste solo per lui.
(Fabrizio Caramagna)

Il maestrale ci dice che siamo instabili, che basta una raffica a scardinarci e non siamo al centro di nulla.
(Fabrizio Caramagna)

Chi ha levato il centro dal centro dell’universo e l’ha messo – che audacia – sotto i piedi di un gruppo di bambini che giocano nel prato?
(Fabrizio Caramagna)

Rivoglio i miei pantaloni corti, le ginocchia sbucciate, mia nonna che mi chiama per cena e un vicolo che ancora sappia essere il centro del mondo.
(Fabrizio Caramagna)

La danza è il tentativo più bello di disegnare un centro che non si lascia mai intrappolare. E che ogni volta sfugge al movimento del danzatore.
(Fabrizio Caramagna)

L’arte più difficile è questa:
creare un cerchio grande grande,
posizionarsi ai margini
e mettere l’altro al centro.
Fargli posto e dargli spazio.
E ascoltare, ascoltare tutto quello che dice,
e ascoltarlo anche quando tace.
Soprattutto quando tace.
(Fabrizio Caramagna)

In città ci sono cose nascoste come la casa con giardino che affaccia sulla strada in pieno centro. E’ ricoperta interamente di edera e quando ci passi accanto pensi che lì dentro ci siano ancora dei signori vestiti in abiti dell’ottocento con una carrozza di cavalli.
(Fabrizio Caramagna)

Si allarga la città in cerchi concentrici fatti di casermoni, iperrmercati, fabbriche.
Dall’ombelico misterioso del centro cicatrici di sempre più profonda bruttezza si irradiano.
(Fabrizio Caramagna)

Erano luoghi romantici, le vecchie fabbriche. Quando ancora non erano diventati centri commerciali.
(Fabrizio Caramagna)

Ciò che non si avvera non va lontano, ma si piazza al centro dei ricordi
e assume le sembianze del rimpianto.
(Fabrizio Caramagna)

C’è attenzione quando trasformiamo in centro la periferia di qualcosa.
(Fabrizio Caramagna)

Siamo come bersagli mobili al poligono di tiro: più avanziamo negli anni, più le malattie ci centrano meglio.
(Fabrizio Caramagna)

La vita dell’uomo è una specie di bersaglio, in direzione del quale spara continuamente la morte che colpisce sempre il centro.
(Fabrizio Caramagna)

Si vestiva sempre di nero, i suoi occhi erano privi di luce e viveva in una pianura di fango al centro del continente: “il mare non esiste” diceva con la stessa sicurezza con cui l’ateo negava l’esistenza di Dio.
(Fabrizio Caramagna)

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