Frasi e aforismi sui nomi

Frasi e aforismi sui nomi, scritti da Fabrizio Caramagna. Tra i temi correlati Frasi e aforismi sulle parole, Frasi e aforismi sul linguaggio, Frasi e aforismi sull’alfabeto e Frasi e aforismi sui numeri.

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Frasi e aforismi sui nomi

Appena sveglio, pronuncio il tuo nome nella testa e mi sorride anche il destino.
(Fabrizio Caramagna)

Ti aspetterò nell’ottavo giorno, quello che non ha nome, quello dove brilla la luce più bella della settimana.
(Fabrizio Caramagna)

Alcuni dei miei ricordi più belli sono di un mondo che potrebbe essere definito in meno di dieci parole. Il tuo nome.
(Fabrizio Caramagna)

Forse lei era qui sulla terra per dare un senso ai suoi incantesimi, per attribuire a ogni cosa il suo giusto nome, per dare a ogni enigma la giusta soluzione.
(Fabrizio Caramagna)

A ogni oggetto è collegato un nome, ma anche un sogno.
(Fabrizio Caramagna)

Conosco una ragazza il cui nome ha il suono della pioggia
su un’antica scalinata.
(Fabrizio Caramagna)

D’estate i nomi allentano la presa. Ci si può chiamare in tanti modi d’estate.
(Fabrizio Caramagna)

E mi sembre di esistere un po’ di più nell’attimo in cui il mio nome si posa tra le tue labbra.
(Fabrizio Caramagna)

Le notti dovrebbero avere il loro nome e non prenderlo dai giorni. Mercoledì notte dovrebbe chiamarsi con un altro nome.
(Fabrizio Caramagna)

Che nome ho quando un albero mi chiama?
(Fabrizio Caramagna)

Chissà che cosa amavi quando pronunciavi il mio nome.
(Fabrizio Caramagna)

Il tuo nome.
Segni disposti in un’armonica sinfonia.
Una sceneggiatura che trasuda un’incantata meraviglia.
Un turbamento legato all’eco di alcune lettere.
(Fabrizio Caramagna)

Apporre sopra le cose il loro nome non è segno di conoscenza. Ma è il principio di ogni conoscenza.
(Fabrizio Caramagna)

L’etichetta adesiva sulla copertina dei libri di scuola. Il nome scritto con cura. Quanta forza e magia attribuivamo al nostro nome.
(Fabrizio Caramagna)

Vorrei partire per il paese dove ogni uomo dona il proprio nome a un filo d’erba.
(Fabrizio Caramagna)

Le stelle si avvicinerebbero a noi se fossero chiamate per nome, ma chi conosce il loro nome?
(Fabrizio Caramagna)

I nomi non si preoccupano di assomigliare alle cose: SS vuol dire anche Sua Santità.
(Fabrizio Caramagna)

Alla nascita il cielo ordina ai nomi un silenzio personale. Così l’uomo è costretto a inventare nomi nuovi che, invano, provano a definire le cose.
(Fabrizio Caramagna)

Il nome risponde sempre al desiderio, più o meno confessato, di liberare le cose dal loro silenzio.
(Fabrizio Caramagna)

Ciò che non si lascia pensare. Gli diamo dei nomi e dei concetti, ma sappiamo che resiste a ogni nostro tentativo di pensarlo.
(Fabrizio Caramagna)

Inesatti nella loro forma, i nomi bussano alla porta delle cose, però non riescono mai a entrare.
(Fabrizio Caramagna)

C’è qualcosa di oscuro in ognuno di noi a cui non sappiamo dare un nome.
(Fabrizio Caramagna)

Siamo tutti il “non ricordo nemmeno il suo nome” di qualcuno.
(Fabrizio Caramagna)

Quando le parole si ribelleranno le vedremo danzare insieme alle cose, e avranno nomi che non abbiamo mai sentito.
(Fabrizio Caramagna)

Quel momento della sera in cui le distanze si arrendono e ogni cosa perde nome, peso, confine.
(Fabrizio Caramagna)

Nella notte svanisce il bisogno di dare un nome alle cose. Di dare direzione ad ogni passo.
Rimane solo la grazia dell’indefinibile.
(Fabrizio Caramagna)

Se lo chiamavo “amore”
prima di incontrarti,
adesso che ti ho incontrato,
che nome ha?
(Fabrizio Caramagna)

Raccontamelo tu l’amore. Che se lo facessi io saprei solo ripetere il tuo nome e riempire di brividi la notte.
(Fabrizio Caramagna)

Quando ami incontri lo stesso nome dietro ogni parola.
(Fabrizio Caramagna)

Tra così tante forme di tristezza, che nome ha quella tristezza che ti arriva alle spalle e ti ripiega le ali e ti pianta un ricordo in mezzo alle scapole?
(Fabrizio Caramagna)

Gli amori che non tornano più ti sussurrano i loro nomi nelle giornate di vento.
(Fabrizio Caramagna)

La chiamo la maledizione del tuo nome, perché non c’è giorno che non la trovi attaccata a una persona sconosciuta, in un suono di parole o nella pagina più improbabile di un libro. Non c’è modo per dimenticarti.
(Fabrizio Caramagna)

Ciao. So che la mia prossima ferita porterà il tuo nome. Ma nessuno guarda il mondo come lo guardi tu, nessun cervello ha le tue misure, nessuno ride spensierata come te. Vuoi uscire con me stasera?
(Fabrizio Caramagna)

“Tu sei il mio pappagallo” dice la cosa al nome.
“Tu sei il mio burattino” risponde il nome alla cosa.
(Fabrizio Caramagna)

Non dirmi nulla. Voglio ignorare il tuo nome, la tua età, il tuo passato, la tua professione, il tuo domicilio. Fammi inventare le tue mille identità, prima di scoprire chi sei. Magari sei un’onda che ama il maestrale. Una cometa che si è fermata sul tetto di una città. Un fiume che suona la musica di Mozart. Una fata in fuga dal bosco.
(Fabrizio Caramagna)

Hai un nome a cui rispondi, il nome con cui ti chiamano gli uomini. Ma dimmi. Qual è il nome a cui rispondi quando il vento ti chiama, quando il pianista suona la tua canzone, quando la felicità ti dice di girarti verso di lei, quando le paure ti circondano nel buio e ti sussurrano qualcosa all’orecchio?
(Fabrizio Caramagna)

Le pietre non mi ascoltano, qualunque sia il nome con cui le chiamo.
Stanno intorno a me come se fossero a guardia di un segreto della terra che non so,
in un modo di esistere che non comunica con nessun altro modo di esistere.
(Fabrizio Caramagna)

Quanti santi hanno prestato il loro nome alle banche senza mai ricevere un centesimo di interesse!
(Fabrizio Caramagna)

Hai mai provato a disegnare il tuo nome anziché limitarti a scriverlo su documenti, diari, assegni?
(Fabrizio Caramagna)

Non c’è niente più forte della vergogna quando il neurone che ricorda i nomi delle persone si spegne davanti alla persona che vorresti nominare.
(Fabrizio Caramagna)

Quelli che chiamano le figlie con nomi imbarazzanti. Il figlio maschio ha questa fortuna, la scelta dei nomi imbarazzanti è più ristretta.
(Fabrizio Caramagna)

Solo quando inizi a scegliere il nome da dare a tuo figlio, ti rendi conto di quante persone non sopporti.
(Fabrizio Caramagna)

È davvero finita quando smetto di chiamare le persone con il nome che gli ho dato io.
(Fabrizio Caramagna)

La maggior parte dei cognomi sono dei soprannomi che descrivono un difetto del corpo, del rango sociale o dello spirito, a volte con una malignità sopraffina. Sembra che i cognomi li abbia inventati il diavolo.
(Fabrizio Caramagna)

All’interno dei cognomi il futuro avanza portandosi dietro un inafferrabile passato, composto di generazioni e generazioni sconosciute.
(Fabrizio Caramagna)

L’errore sta nell’aver dato all’impossibile questo nome.
Io l’avrei chiamato “non ancora risolto”.
(Fabrizio Caramagna)

Lasciate tranquilli i bambini che nascono. Fate spazio perché vivano. Non fategli trovare tutto pensato, non gli leggete la stessa favola, lasciate che scoprano gli unicorni e i lupi e che decidano chi è il loro eroe preferito. Indicategli la luna, ma lasciate che trovino altre galassie. Portateli in un campo di fiori e mostrategli i tulipani eleganti, ma anche i fiori selvaggi. E soprattutto non date un nome ai loro amori, ma lasciate che siano loro a darli.
(Fabrizio Caramagna)

All’Eterno poco importa la calligrafia svolazzante con cui firmiamo sui fogli o la luminosità delle nere lettere metalliche sulla nostra porta di casa. Ci lascia giocare con sillabe che non ci appartengono, tanto lui conosce i nostri veri nomi.
(Fabrizio Caramagna)

Distanziarsi così da tanto da se stessi al punto da familiarizzare con il proprio nome come se fosse la prima volta che lo sentiamo.
(Fabrizio Caramagna)

Mi stupisco che tra i tanti i nomi inverosimili e stravaganti che questa epoca usa per dare un nome ai propri figli, nessuno abbia ancora deciso di chiamare il proprio figlio Anonimo.
(Fabrizio Caramagna)

Quanto sono noiosi e già visti e sentiti, i nomi dei ristoranti. Mai un ristorante creativo che si chiami “Chef Guevara”!
(Fabrizio Caramagna)

Quando conosco una persona.
Quello che mi dicono:
“Piacere Riccardo”.
Quello che memorizzo:
“Piacere Rbcartzrst”.
(Fabrizio Caramagna)

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