Frasi e aforismi sulla malattia

Frasi e aforismi sulla malattia e i malati, scritti da Fabrizio Caramagna. Tra i temi correlati Frasi e aforismi sulle ferite e le cicatrici, Frasi e aforismi sul dolore e la sofferenza e Frasi e aforismi sulla cura e il prendersi cura.

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Frasi e aforismi sulla malattia

Vai in ospedale e chiedi a un malato cosa farà appena guarirà… ascoltalo, se non ti innamori della vita, il malato sei tu.
(Fabrizio Caramagna)

Sembra una cosa eccezionale essere sani, quando si è malati. La malattia ti toglie dal tuo luogo e non sei più dove vorresti essere e con le emozioni che vorresti avere. A volte non sei neppure più con le persone con cui vorresti stare.
(Fabrizio Caramagna)

Quando ti ammali, solo allora ti rendi conto di tutti quei progetti che avevi messo in un angolo e che non avevi mai iniziato perché non c’era mai tempo.
Se solo tornassi sano, come riprenderesti in mano quei progetti.
(Fabrizio Caramagna)

Il primo raggio di luce non viene percepito solo dagli animali, viene rilevato per primo dal malato disperato, colui che sa di aver guadagnato un altro giorno.
(Fabrizio Caramagna)

Con la sanità pubblica che non funziona, il peccato più grave che si possa commettere nel nostro paese è ammalarsi.
(Fabrizio Caramagna)

Andare in ospedale a visitare i malati comporta una discesa inesorabile negli inferni degli altri, mentre il nostro dorme, credendosi paradiso.
(Fabrizio Caramagna)

Non il medico, ma un altro malato si rende conto della sofferenza del malato.
(Fabrizio Caramagna)

La malattia ti mette in un un luogo strano. Vedi il mondo intorno a te, tutto funziona, bene o male, ma funziona. Tu invece sei bloccato, pieno di dolori e fastidi, ti senti lontano dalla realtà e tanto stanco.
(Fabrizio Caramagna)

Il mondo dei malati non è quello dei sani. E solo un’immensa presunzione può portare chi non vive certe situazioni a immedesimarsi nella mente e nel corpo di un malato.
(Fabrizio Caramagna)

La malattia ci punisce per i nostri eccessi, ma a volte ci punisce anche per gli eccessi degli altri.
(Fabrizio Caramagna)

Siamo come bersagli mobili al poligono di tiro: più avanziamo negli anni, più le malattie ci centrano meglio.
(Fabrizio Caramagna)

L’aspettativa di vita aumenta: in futuro moriremo più vecchi, dopo essere passati attraverso tutte le malattie.
(Fabrizio Caramagna)

Dentro di noi diverse malattie lottano per ottenere il primato, ma presto troveranno un’intesa, e ne verrà fuori la vecchiaia.
(Fabrizio Caramagna)

Hai raggiunto il vertice della tua carriera professionale quando ammalarsi e riposare non è un’opzione.
(Fabrizio Caramagna)

Il dolore è un allarme, ma a volte suona sempre troppo tardi, quando la malattia ha già compiuto la sua rapina.
(Fabrizio Caramagna)

La veemenza del farmaco, la certezza della malattia, il mezzo sorriso di chi spera di guarire. E il dolore, che è metallico. Come veleno. Come un martello che batte.
(Fabrizio Caramagna)

Cadere in tentazione. Cadere in errore. Cadere malati. Cadere in trappola. Cadere nel sonno.
Passiamo la vita a cadere.
(Fabrizio Caramagna)

Essere pazienti, è la virtù dei malati. E anche, letterariamente, il loro nome.
(Fabrizio Caramagna)

Quante volte le cose devono andare peggio prima di andare meglio.
Allo stesso modo in cui alcune malattie debbono compiere il loro ciclo prima di arrivare alla guarigione.
(Fabrizio Caramagna)

Capisci che la fine della malattia è vicina quando in farmacia ti soffermi sui nuovi balsami con effetto rinforzante.
(Fabrizio Caramagna)

La salute è una sola, le malattie sono migliaia e spesso misteriose. Basterebbe solo questo a giustificare l’ipocondria.
(Fabrizio Caramagna)

Non c’è niente che faccia crollare le difese immunitarie come dire: “Non mi sono ancora ammalato quest’anno”.
(Fabrizio Caramagna)

Vivendo delle malattie, non è affatto sorprendente che le industrie farmaceutiche non cerchino di guarire i malati. Il loro scopo è cronicizzarli.
(Fabrizio Caramagna)

L’elogio fa male al sano, fa bene al malato.
(Fabrizio Caramagna)

Per il malato terminale la malattia non esiste. Esistono sintomi che quasi sempre sono transitori e mutevoli, e che potrebbe guarire. Altrimenti impazzirebbe.
(Fabrizio Caramagna)

A parte l’infanzia e la giovinezza, la salute piena non esiste. C’è sempre un acciacco qui, una infiammazione là, a testimoniare che, pur sani, siamo circondati dalla malattia.
(Fabrizio Caramagna)

L’uomo crea una serie di malattie psicologiche e poi va in giro a urlare: “ho la cura!”.
(Fabrizio Caramagna)

La malattia si riprende quegli spazi del corpo che gli uomini nella salute avevano dimenticato.
(Fabrizio Caramagna)

La malattia che si spaccia per cura: questa è l’ansia.
(Fabrizio Caramagna)

L’uscita definitiva da una malattia. Quando esci all’aperto e incroci con la sguardo la luce del sole e sorridi.
(Fabrizio Caramagna)

Capita che ci si ammali di una persona. La prima fase dà dipendenza, poi mancanza, poi delusione, poi amarezza. La guarigione arriverà molto tardi.
(Fabrizio Caramagna)

Depresso: un uomo in buona salute che ha una malattia mortale.
(Fabrizio Caramagna)

Il corpo ci dice sovente che ha male all’anima.
(Fabrizio Caramagna)

In questa fretta di passare da un’informazione all’altra, da una persona all’altra, abbiamo fatto dell’amnesia, dell’indifferenza e della superficialità le malattie del nostro tempo.
(Fabrizio Caramagna)

La peggiore tragedia con la malattia mentale è quando il malato non sa di averla.
(Fabrizio Caramagna)

Un malato di inesistenza: la più pericolosa e contagiosa delle malattie moderne.
(Fabrizio Caramagna)

Le convalescenze delle malattie dei bambini hanno la dolcezza infinitamente materna delle cose che ricominciano bene.
(Fabrizio Caramagna)

Il denaro è una malattia,
ma la cosa peggiore è che vogliamo essere sempre malati
(Fabrizio Caramagna)

I disturbi di comportamento delle masse si diagnosticano facilmente, ma non rispondono alle cure.
(Fabrizio Caramagna)

Ogni mattina dei volontari anonimi somministrano per bocca a questo mondo malato tre tramonti, due sogni e una poesia, e così cercano di curarlo.
(Fabrizio Caramagna)

La medicina ha trovato il rimedio per prolungare certe sofferenze e malattie del corpo. Ecco che così noi ci mettiamo nello stato di morire, prima ancora di essere morti.
(Fabrizio Caramagna)

Prima si diceva. “La vita è appesa a un filo”. Grazie ai progressi della medicina il filo è collegato all’elettroencefalogramma, alle flebo, ai macchinari della terapia intensiva. Stiamo appesi un po’ più a lungo.
(Fabrizio Caramagna)

Nella buona e nella cattiva sorte, nella salute e nella malattia, finché una brutta macchia non comparirà nella Tac.
(Fabrizio Caramagna)

Si è rovinato la salute a furia di cercare di guarire!
(Fabrizio Caramagna)

Come si chiama la malattia di chi è abituato a curare gli altri e non ricorda più come curare se stesso?
(Fabrizio Caramagna)

Smetti di conoscerti, dimentichi chi sei, chi ami, perdi la tua identità, la tua memoria. Resta solo uno sguardo assente, perso nel vuoto. L’Alzheimer.
(Fabrizio Caramagna)

L’infarto, l’ictus, l’alzheimer: io ho paura di un’altra malattia, l’insignificanza.
(Fabrizio Caramagna)

Passano gli anni e si è sempre accompagnati
da questa sensazione di avere qualcosa da fare,
molto importante, molto urgente.
Se solo riuscissimo a scrollarci il tempo di dosso,
questa malattia di dover impiegare ore e minuti in qualcosa,
come saremmo più leggeri, più liberi.
(Fabrizio Caramagna)

Quel bisogno morboso di avere sempre gente attorno, per non guardare dentro se stessi. Come si chiama questa malattia che colpisce larghi strati della società?
(Fabrizio Caramagna)

L’amore è la sola malattia di cui è impossibile un’esatta prognosi.
(Fabrizio Caramagna)

Si dice “contrarre matrimonio”, come per le malattie. L’unica cura è il divorzio.
(Fabrizio Caramagna)

Una società malata è incurabile se si indigna alla minima diagnosi.
(Fabrizio Caramagna)

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(Fabrizio Caramagna)

Anche i morti si ammalano. Allora diventano fantasmi e vanno in giro per la terra. Ma tutti prima o poi sono vinti dalla nostalgia di tornare nell’aldilà.
(Fabrizio Caramagna)

MORIRE.
Quanto difficile vuoi che sia, rispetto all’essere in vita con malattie degenerative o incurabili, pensieri ossessivi e delusioni che ti vengono a cercare di notte.
(Fabrizio Caramagna)

Se muoio di una malattia chiamata “influenza suina”, per favore nascondetelo. Dite che ho combattuto per i miei ideali, o qualcosa del genere.
(Fabrizio Caramagna)

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