Frasi e aforismi sull’urlo e il grido

Frasi e aforismi sull’urlo e il grido, scritti da Fabrizio Caramagna. Tra i temi correlati Frasi e aforismi sulle parole, Frasi e aforismi sulla voce e Frasi e aforismi sul respiro.

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Frasi e aforismi sull’urlo e il grido

Raccogli l’urlo di meraviglia del fiore più colorato.
Lì mi troverai.
(Fabrizio Caramagna)

Il suo era finalmente l’urlo giusto: quello che fece uscire tutto quello che c’era dentro, che affondò fino in fondo la chiave che doveva aprire quella porta.
(Fabrizio Caramagna)

Ascoltare, cura. Parlare, salva. Stare in silenzio, porta consiglio. Gridare, aiuta.
(Fabrizio Caramagna)

Il futuro è avvolto nel silenzio. Anche se ci urla addosso non riusciamo a sentirlo
(Fabrizio Caramagna)

I ricordi non si improvvisano. Loro sono lì pronti, amari, luminosi, impertinenti. Urla che ti sfuggono di bocca o forme magiche che vorresti di nuovo carezzare.
(Fabrizio Caramagna)

Nella vecchiaia non c’è infanzia né paradiso,
vorresti cercare una via di fuga
ma cadi ogni giorno in un urlo segreto.
(Fabrizio Caramagna)

Avrei bisogno di uscire dal mondo giusto due ore e gridare al destino che certe trame del suo copione non riesco proprio a capirle.
(Fabrizio Caramagna)

Il tempo non ce la fa a strozzare le corde vocali, a zittire i suoni, a farmi bastare la rinuncia.
E allora grido.
(Fabrizio Caramagna)

L’urlo colora le cose più rapidamente e più violentemente di ogni spiegazione.
(Fabrizio Caramagna)

E’ così forte la potenza de “L’urlo” di Edvard Munch che non oso neanche immaginare quanto fosse capace di urlare la signora Munch.
(Fabrizio Caramagna)

Quando penso allo sfogarsi per davvero, immagino la pelle che si apre in mille bocche che sbuffano e urlano e gridano.
(Fabrizio Caramagna)

Alcuni urlano per farsi sentire dagli altri, altri da loro stessi, noi solo per capire se in qualche parte dell’universo c’è un Dio che ci rimanda il suono della nostra voce.
(Fabrizio Caramagna)

Bisognerebbe imparare a gridare per il dolore e al tempo stesso a non emettere nessun suono. E solo chi vuole sentire, sentirà.
(Fabrizio Caramagna)

Un urlo che non è rabbia, ma un abbandono stremato al vuoto della vita.
(Fabrizio Caramagna)

Capitano le sere così. Capitano senza che tu l’abbia voluto. E una serie di litigi non pianificati, forse nemmeno pensati, aspetta di succedere da un momento all’altro.
La pace sfuma e l’urlo delle domande che attendono risposta ricomincia.
(Fabrizio Caramagna)

L’urlo viene dalla pancia, il sospiro dal cuore, il silenzio dagli occhi.
(Fabrizio Caramagna)

Fermarsi ad ammirare un lago e riflettere, e lontano un mondo sconosciuto che corre, si agita, sale sui piedistalli e urla.
Ascoltare e basta, e all’improvviso sapere che la pace del lago ha lo stesso silenzio della tua anima.
(Fabrizio Caramagna)

Esistono strade piccole, strette, riservate, nascoste. Quelle che notano in pochi. Quelle che non urlano per rendersi visibili. Sono fatte di passi semplici, di visi segreti e luminosi, di panni appena stesi, di anziani sulla porta, di sugo e caffè appena fatto. E dentro qualche finestra c’è sempre una vita che aspetta di essere raccontata.
(Fabrizio Caramagna)

E’ un esempio di incomunicabilità moderna lo spettacolo degli automobilisti nelle loro auto. Quelli che viaggiono in coppia non dicono neanche una parola e quelli che non hanno passeggeri parlano e urlano da soli.
(Fabrizio Caramagna)

Ci sono solo due modi ideali per esprimere il pensiero: parlare e scrivere.
Urlare non appartiene a queste due forme.
(Fabrizio Caramagna)

La democrazia contemporanea.
Si dà a tutti la possibilità di urlare, e dove tutti urlano nessuno riesce più ad essere ascoltato.
(Fabrizio Caramagna)

Sono tempi in cui alla riservatezza si preferiscono di gran lunga le urla barbariche.
(Fabrizio Caramagna)

In albergo, dopo una certa ora, dietro le pareti di carta velina, i vicini di stanza alzano la voce, aumentano il volume della televisione, parlano, sospirano, gridano.
Aspettano che io mi metta sotto le coperte e spenga la luce per farsi sentire. Cercano qualcuno con cui condividere la loro solitudine.
(Fabrizio Caramagna)

Nella vita di tutti i giorni arriva un urlo improvviso di dolore. E l’uomo sente di essere mortale, fragile, provvisorio.
Poi l’urlo ritorna nel respiro, il respiro ritorna nei polmoni e diventa di nuovo leggero. Come se non fosse successo nulla.
Che grande capacità che ha l’uomo dimenticare le sue tragedie.
(Fabrizio Caramagna)

Per imporsi, la verità deve avere le caratteristiche della menzogna. Deve essere arrogante, gridata e affascinante.
(Fabrizio Caramagna)

Immagino tutte le parole non dette lanciarsi da un ponte e urlare quello che volevano dire.
(Fabrizio Caramagna)

Quando si fa l’amore, questa ascensione verticale dal sussulto all’affanno al gemito al grido.
(Fabrizio Caramagna)

E’ arrivata la stagione della luce.
I frutti pesano dai rami,
fra i campi le spighe gridano l’estate.
(Fabrizio Caramagna)

I bambini che giocano nel parco. A ogni grido aggiungono una frammento di luce al cielo e alle panchine
(Fabrizio Caramagna)

Mentre il mondo urla, litiga, e implode su se stesso, ho visto la mia immagine dissolversi sulla superficie dell’acqua e ho pensato che non è così male esistere senza esserci davvero.
(Fabrizio Caramagna)

Nella bontà c’è la discrezione, l’amore per la semplicità, l’anonimato della gratuità, la purezza dell’altruismo. La bontà non urla né ostenta i suoi atti.
(Fabrizio Caramagna)

L’unica volta che accetto che mi urlino in faccia, è quando lo fa il mare.
(Fabrizio Caramagna)

Polemica: spesso rafforzata da un urlo, da un’uscita di scena, da un oggetto che si frantuma, da una malignità sferrata a sorpresa.
(Fabrizio Caramagna)

Assordante, come l’eco di un grido muto d’aiuto in fondo all’abisso.
(Fabrizio Caramagna)

Griderai ma sarà un non rumore, come quello della neve che cade.
(Fabrizio Caramagna)

Per passare inosservati, la cosa migliore è gridare ad alta voce chiedendo aiuto.
(Fabrizio Caramagna)

Violenza è anche non ascoltare le grida di aiuto.
(Fabrizio Caramagna)

Incline a unirsi a chi urla di più, non capiva perché le sue amicizie fossero così superficiali, né la sua afonia cronica.
(Fabrizio Caramagna)

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