Frasi e aforismi sul vetro

Frasi e aforismi sul vetro, scritti da Fabrizio Caramagna. Tra i temi correlati Frasi e aforismi sulla finestra, Frasi e aforismi sulla trasparenza e Frasi e aforismi sulla fragilità.

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Frasi e aforismi sul vetro

Non guardare se il tuo bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto. Guarda quanta luce c’è nel vetro.
(Fabrizio Caramagna)

Raccontami la tua storia iniziando dalle macerie. Lì in mezzo ci sono pezzi di vetro che non hanno mai smesso di brillare.
(Fabrizio Caramagna)

Ci sono insetti che amano la trasparenza del vetro. E insetti che amano gli angoli bui e nascosti. Non diversamente da noi esseri umani.
(Fabrizio Caramagna)

Niente mi sembra più straziante del rumore del vetro che si rompe: è il suono della trasparenza che torna nell’opacità delle cose.
(Fabrizio Caramagna)

Nella grandine e nella tempesta come è forte la consapevolezza della finestra di essere solo vetro.
(Fabrizio Caramagna)

Ci sonoi giorni in cui siamo roccia e giorni in cui siamo cristallo e spesso ce ne accorgiamo quando è troppo tardi.
(Fabrizio Caramagna)

Tornavo dal dolore e un bambino mi chiese che cosa ci fosse lì.
Gli dissi: “è il luogo dove i fiori crescono senza colore e il cielo è un pezzo di vetro che si conficca nel corpo e nell’anima”.
(Fabrizio Caramagna)

Nessun essere umano dovrebbe mai abituarsi a camminare su spigoli e vetri infranti. Anche se non si avverte più il dolore, le ferite sanguinano comunque.
(Fabrizio Caramagna)

Appoggio una mano contro il vetro della finestra e respiro, chissà se ti arriva la mia carezza
(Fabrizio Caramagna)

Essere un diamante è una professione molto brillante, disse il vetro, ma io preferisco essere una finestra che si affaccia sul mare…
(Fabrizio Caramagna)

Quanti problemi in meno quando non c’erano i social. Alitavi sul vetro, disegnavi un cuore con la punta delle dita e si faceva pace.
(Fabrizio Caramagna)

Con la fronte sul vetro appannato a controllare se la vita ci sta ancora aspettando.
(Fabrizio Caramagna)

L’inverno che alita sui vetri per appannarli. La mano che strofina la superficie in cerca di chiarezza.
Fotografia di una lotta che si rinnova ogni stagione.
(Fabrizio Caramagna)

Sono un nostalgico del passato. Conservo ricordi, lettere, impronte, anche vetri con aloni di respiri.
(Fabrizio Caramagna)

Agli altri lascio le cose perfette.
Io mi tengo la bellezza dei vetri rotti, delle macchie di vernice per terra, delle cicatrici sulla pelle, delle copertine rovinate dei libri, dei fili aggrovigliati.
C’è tanta luce lì dentro.
(Fabrizio Caramagna)

E non temere le ferite. I vetri rotti. E persino il dolore. Perché a volte la forma delle cose la riconosci solo in quel che si è infranto.
(Fabrizio Caramagna)

Le persone con il dolore in viso, i lividi nell’anima
e la capacità di danzare sui vetri rotti da una parte,
tutti gli altri dall’altra.
(Fabrizio Caramagna)

Giorni in cui tutto suona rotto, e mi sembra di essere vetro in ​​un mondo che non sa toccare.
(fabrizio Caramagna)

Da dove è arrivata questa fascinazione ipnotica dei nostri contemporanei per il loro smartphone, questa manipolazione compulsiva, questa attrazione continua che non permette di pensare ad altro? Carezzare un pezzo di vetro per tutta la giornata?
(Fabrizio Caramagna)

Computer, tablet, smartphone. Un mondo piatto. Tutto di vetro. Dove predomina il polpastrello e la nostra anima è schiacciata sotto quel vetro.
(Fabrizio Caramagna)

Il nostro soffio che appanna il vetro dello specchio e poi sparisce a poco a poco. Non puoi fare nulla per fermare questa piccola morte di una parte di noi.
(Fabrizio Caramagna)

La pioggia ama il vetro delle finestra di un amore ostinato e impossibile. Non riesce mai a stringere la sua superficie come vorrebbe e finisce sempre per scivolare in basso.
(Fabrizio Caramagna)

Quanto sta smettendo di piovere, ecco i rintocchi sul vetro delle gocce ritardatarie. Chissà da dove arrivano e perché hanno impiegato così tanto tempo…
(Fabrizio Caramagna)

Il torrente è gonfio e scrosciante e arrabbiato, eppure ci sono dei punti in cui l’acqua rallenta e fa un suono di campanelle e vetri tintinnanti e pare un bambino che voglia giocare.
(Fabrizio Caramagna)

Una lampadina accesa è un globlo di vetro che ha la febbre.
(Fabrizio Caramagna)

Le biglie di vetro con cui giocavamo da bambini. Si sono perdute, forse sono cresciute e sono diventati pianeti, mondi possibili, in altri universi.
(Fabrizio Caramagna)

Ci vorrebbe un vaccino anche per chi butta mascherine a terra, lancia sacchetti di spazzatura dalle auto e lascia plastica, vetro, lattine, pannolini, assorbenti e buste dovunque.
(Fabrizio Caramagna)

Penso che almeno una volta nella vita valga la pena di visitare una dei laboratori di Murano. Vedere come – grazie al lavoro dei maestri del vetro – la pasta di vetro incandescente prenda le forme più disparate, somiglia a un piccolo incantesimo.
(Fabrizio Caramagna)

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