Frasi e aforismi sul misantropo e l’asociale

Frasi e aforismi sul misantropo, l’asociale e la misantropia, scritti da Fabrizio Caramagna. Tra i temi correlati Frasi e aforismi sulla solitudine, Frasi e aforismi sul cinismo e Frasi e aforismi sulle persone.

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Frasi e aforismi sul misantropo e l’asociale

L’ultima volta che il misantropo ha partecipato a un evento di massa è stata quando era uno spermatozoo.
(Fabrizio Caramagna)

Con i suoi simili il misantropo cerca di mantenere un rapporto di buona lontananza.
(Fabrizio Caramagna)

Siamo otto miliardi di persone nel mondo. Un asociale ne sopporta al massimo otto.
(Fabrizio Caramagna)

“Non sono burbero”, disse l’asociale “siete voi che esistete”.
(Fabrizio Caramagna)

Il misantropo non è altro che un razzista che sente odio e avversione per una sola razza, quella umana.
(Fabrizio Caramagna)

Conoscenti di passaggio vanno a trovare il misantropo. Lo trovano benissimo. Eppure questo è niente rispetto a come stava prima che si facessero vivi.
(Fabrizio Caramagna)

Era così misantropo che sul suo zerbino aveva scritto “Arrivederci”.
(Fabrizio Caramagna)

Era un misantropo cosmopolita. Si sentiva a disagio in qualsiasi luogo del mondo.
(Fabrizio Caramagna)

Quando disdicono un appuntamento mentre cercavi una scusa per non andarci, tra le forme di felicità più belle per chi è pigro e asociale.
(Fabrizio Caramagna)

La presenza delle persone infastidiva l’asociale come una piccola spina rimasta incastrata tra i denti.
(Fabrizio Caramagna)

Il misantropo ebbe un incubo. Lui, così riservato e schivo, sognò di possedere il dono dell’ubiquità, di essere dovunque.
(Fabrizio Caramagna)

Il misantropo deve all’inventore della porta la soddisfazione di chiuderla in faccia al prossimo.
(Fabrizio Caramagna)

Fuori era agorafobico, dentro era claustrofobico, ovunque era misantropo.
(Fabrizio Caramagna)

L’unico modo in cui un misantropo interagisce con il genere umano è facendo i fari abbaglianti nelle curve cieche.
(Fabrizio Caramagna)

Era un asociale, e dopo tanti sforzi riuscì a inventare il linguaggio dell’incomunicabilità. Solo che non lo comunicò a nessuno.
(Fabrizio Caramagna)

Le porte girevoli furono inventate da un asociale per non salutare chi esce.
(Fabrizio Caramagna)

L’asociale aveva perso ogni contatto con la realtà.
Viveva in una bolla di sapone su una torre d’avorio dentro un castello in aria posto sotto una campana di vetro.
(Fabrizio Caramagna)

Per il misantropo il conoscere gli altri è un percorso non sempre gradevole. Può sfociare nel rammarico che il primo incontro non sia stato anche l’ultimo.
(Fabrizio Caramagna)

Il misantropo, tenendo tutto a debita distanza, finisce per farlo anche con la vita.
(Fabrizio Caramagna)

Il misantropo, quando fa un elenco mentale delle persone che gli piacerebbe non aver incontrato, incomincia con se stesso.
(Fabrizio Caramagna

“Fossi stato Dio avrei distribuito le parti del viso in un altro modo. Le orecchie davanti agli occhi mi avrebbero consentito di non vedere, il naso dentro le orecchie mi avrebbe permesso di non ascoltare” disse l’asociale.
(Fabrizio Caramagna)

L’asociale aveva sviluppato diversi modi per non parlare con il mondo. Praticava il silenzio, il mutismo selettivo, il mutismo profondo e l’afonia.
(Fabrizio Caramagna)

Disse il misantropo: “Vorrei che fosse vero quello che dicono, che ogni essere umano è una galassia. Quindi potrei tenermi a milioni di anni luce di distanza e non sprecare il mio tempo con lui”.
(Fabrizio Caramagna)

“Per Natale, in regalo voglio una cinta muraria” disse il misantropo.
(Fabrizio Caramagna)

“Non è che non amo gli ospiti. Basta che si portino da casa la loro asse del cesso” disse il misantropo.
(Fabrizio Caramagna)

Disse il misantropo: “aprirò un account su tutti i social network possibili per raccontare al mondo i benefici della misantropia”.
(Fabrizio Caramagna)

Quando te ne stavi all’ultimo banco e facevi finta di ripassare e non parlavi con nessuno.
Non so se questa sia asocialità, ma quella sensazione ce l’ho ancora addosso.
(Fabrizio Caramagna)

Ormai la gente che vuole stare sola col suo smartphone è la maggioranza ovunque, serve una definizione. Asociale non va più bene.
(Fabrizio Caramagna)

La socialità è un labirinto in cui io entro per cercare subito l’uscita.
(Fabrizio Caramagna)

Era un misantropo al contrario. Non usciva di casa perché aveva paura di deludere gli altri.
(Fabrizio Caramagna)

Il misantropo non odiava proprio tutti, per esempio c’era un tipo allo specchio che gli sembrava simpatico.
(Fabrizio Caramagna)

L’ostilità del misantropo si dissolve al primo sorriso che gli rivolge una sconosciuta per strada.
(Fabrizio Caramagna)

Siamo così asociali che vogliamo stare da soli in ascensore, poi però pensiamo di andare a convivere con qualcuno tutta la vita.
(Fabrizio Caramagna)

Un bagnino asociale. Verso sera prendeva il suo moscone e andava al largo per stare in compagnia delle meduse urticanti.
(Fabrizio Caramagna)

Il cadavere dell’asociale e del misantropo sul fiume, pensava di morire finalmente solo e invece ci sei tu che lo aspetti.
(Fabrizio Caramagna)

Il miracolo della misantropia è amare follemente le poche persone che non si odiano.
(Fabrizio Caramagna)

Uscire a fare una passeggiata per rassicurare i vicini che lo credono morto è una di quelle buone azioni che ogni tanto fa il misantropo.
(Fabrizio Caramagna)

Disse l’asociale: “La mia buona azione quotidiana è frequentare persone che mi danno la stessa emozione di bere un bicchiere d’acqua senza avere sete”.
(Fabrizio Caramagna)

La segreteria telefonica del misantropo dice: “Sono in casa, non lasciate un messaggio”
(Fabrizio Caramagna)

-Mi abbracci?
-Non posso. Sono allergico al calore umano – disse il misantropo.
(Fabrizio Caramagna)

Lui disse: “Se sto con te, sto contro di me. Non riesco a trovare un equilibrio”.
(Fabrizio Caramagna)

Mi piacerebbe stare con te, ma ho un contratto decennale con la mia solitudine
(Fabrizio Caramagna)

I nevrotici conoscono le sfumature della psicologia.
I misantropi e gli asociali conoscono le sfumature della sociologia.
(Fabrizio Caramagna)

L’asociale non crede nella vita esterna.
(Fabrizio Caramagna)

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