Il Vocabolario Aforistico, dopo i due volumi sulla A e sulla B, giunge alla lettera C, con 2535 voci e ben 11704 aforismi. Una fatica colossale per non dire folle. La lettera C è quella che ha più voci nel dizionario, insieme alla S. Riscriverle quasi tutte, in forma aforistica, implica una notevole dose di coraggio e incoscienza.
Ma il premio è altissimo. Non certo il riconoscimento del critico che nulla può capire, non certo la recensione del giornale orientato su altri generi, non certo il plauso del lettore (impegnato sempre più a comprare libri di assoluta mediocrità). Nulla di tutto questo.
Il plauso più grande è quello della propria coscienza. La consapevolezza di aver riscritto l’ABC della lingua italiana in una forma completamente nuova, creando nuove costellazioni di significato e nuovi campi gravitazionali di senso.
Come scrive Gino Ruozzi nella recensione su Il Sole 24 Ore a proposito del Vocabolario Aforistico, Lettera A: “Perché scegliere l’aforisma. Perché con la sua forma breve, folgorante e rivelatrice, capace di ribaltare qualsiasi schema e stereotipo. L’aforisma è uno strumento privilegiato per aprire le parole, scuotendole dal loro torpore e dalle loro categorie predefinite. L’aforisma tende tutti gli elastici dei paradossi e scocca la freccia che sbriciola la rigidità di una parola. La rende di nuovo libera, viva, energica”.
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