Frasi e aforismi su telefono e smartphone

Frasi e aforismi su telefono e smartphone, scritti da Fabrizio Caramagna. Tra i temi correlati Frasi e aforismi sulle parole, Frasi e aforismi sulle notifiche, Frasi e aforismi sulla virtualità e Frasi e aforismi sulla solitudine.

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Frasi e aforismi su telefono e smartphone

Come siamo finiti a credere di vivere un amore dentro un telefono, senza sentirne il respiro, stringere un corpo, guardare insieme l’orizzonte?
(Fabrizio Caramagna)

Tu credi che uno schermo ti protegga? Ti rende solo più cieco.
(Fabrizio Caramagna)

Dopo l’apparizione del tablet e dello smartphone, l’umanità non riuscì più a rialzare la testa.
(Fabrizio Caramagna)

I bambini guardano i genitori,
i genitori guardano i cellulari,
i cellulari non guardano nessuno,
nessuno guarda i bambini.
(Fabrizio Caramagna)

Nei momenti felici, le mani sono spesso occupate e raramente c’è un cellulare nelle vicinanze.
(Fabrizio Caramagna)

Per strada è pieno di telefoni che portano in giro persone. E nessuno guarda più il cielo, nessuno guarda più il mondo. Io, se devo farmi portare da qualcuno, vorrei che fosse un soffione o una nuvola.
(Fabrizio Caramagna)

Ormai la gente che vuole stare sola col suo smartphone è la maggioranza ovunque, serve una definizione. Asociale non va più bene.
(Fabrizio Caramagna)

La nostra esistenza è sempre più simile a quella di un telefono: il 30% del tempo siamo in vita e il 70% del tempo in ricarica.
(Fabrizio Caramagna)

Possono amarti quanto vogliono, ma ormai nessuno spegne il telefono per nessuno.
(Fabrizio Caramagna)

La chat passionale la riconosci perché è quella che ti scarica la batteria del telefono.
(Fabrizio Caramagna)

Voi cercate campo con i telefoni. Il mio libro prende ovunque.
(Fabrizio Caramagna)

È incredibile che il nuovo iPhone sia così sottile e possa contenere tutta la mia disperazione e il mio vuoto esistenziale.
(Fabrizio Caramagna)

Si parlava di cambiare il mondo, ora non si parla d’altro che di cambiare il telefono o l’automobile.
(Fabrizio Caramagna)

I genitori si dividono in due, quelli che alla notifica dello smartphone dicono ai figli “sempre con questi telefoni” e quegli altri che: “è il tuo o il mio?”.
(Fabrizio Caramagna)

Che sia la luce, il telefono, la sigaretta, il caffè, la radio, il cervello. Al mattino c’è sempre qualcosa da accendere.
(Fabrizio Caramagna)

Due mani giunte e lo smartphone in mezzo: la preghiera contemporanea.
(Fabrizio Caramagna)

Lo smartphone: questa lobotomia tascabile con le cover colorate e lo schermo touchscreen.
(Fabrizio Caramagna)

Tutto fa meno paura, se viene rimpicciolito.
In fondo è così rassicurante parlare ad un muro ridotto a piccolo display.
(Fabrizio Caramagna)

Ci facciamo esplodere il telefono di notifiche
e la vita reale di assenze.
(Fabrizio Caramagna)

Ma non vi viene mai voglia di posare ogni tanto le penne, le tastiere, i telefoni, le notifiche, i social per venirvi incontro?
(Fabrizio Caramagna)

L’oscurità assoluta di sentirsi circondato da smartphone luminosi.
(Fabrizio Caramagna)

Il guasto del computer è un dramma. Quello dello smartphone, una tragedia.
(Fabrizio Caramagna)

Il telefono cade in terra perché vuole vedere le nostre acrobazie mentre cerchiamo di afferrarlo.
(Fabrizio Caramagna)

Ogni mattina, dopo il risveglio, mi metto le scarpe ed entro nello spazio. Mi metto l’orologio ed entro nel tempo. Accendo lo smartphone ed entro nella schiavitù.
(Fabrizio Caramagna)

Lo smartphone comanda. Anche quando non serve. Non attende come attendono le cose nella loro immobilità. Ha sempre qualcosa di imperioso e cerca ogni volta la nostra attenzione.
(Fabrizio Caramagna)

Bisognerebbe ricominciare da un cellulare con lo schermo senza app e icone,
e un cassetto dove scordarlo.
In alternativa
un po’ di immaginazione e una finestra.
(Fabrizio Caramagna)

Se appoggi l’orecchio a uno smartphone, sentirai la frenesia di miliardi di dita che pigiano tasti virtuali a raffica, scrivendo e leggendo messaggi.
(Fabrizio Caramagna)

Un fantasma dell’ottocento mi ha detto che gli danno molte fastidio tutte queste vostre notifiche rumorose e i display accesi nel cuore della notte.
(Fabrizio Caramagna)

Se nello smartphone venisse introdotta una pistola segreta che spara un colpo ogni volta che si scatta un selfie, l’umanità si estinguerebbe nel giro di poche ore.
(Fabrizio Caramagna)

Una volta era più facile troncare le conversazioni telefoniche. Nella cabina dicevamo: “Ciao, ciao, sono rimasto senza gettoni”. E invece ne stringevamo in pugno cinque o sei.
Adesso, invece, alla storia della batteria del telefono che sta finendo non ci crede più nessuno.
(Fabrizio Caramagna)

Era così all’antica che non riusciva a convincersi che la tastiera di un telefono fosse una macchina da scrivere.
(Fabrizio Caramagna)

La piccolezza delle idee è adeguata alla piccolezza della tastiera di un telefono
(Fabrizio Caramagna)

Le lunghe code per il nuovo iphone.
Migliaia di anni dopo continuiamo a vendere le nostre anime al diavolo in cambio di una mela.
(Fabrizio Caramagna)

Il superfluo assedia lo smartphone,
ciò che hai ignorato
finisce comunque per raggiungerti
nel ticchiettio dei link,
nelle notifiche di whatsapp,
nella noia dei minuti.
(Fabrizio Caramagna)

Mentre gli oggetti raggiungono un processo di raffinatezza e complessità tecnologica sempre più avanzata – testimoniando un progresso della civiltà – l’uomo invece non fa altro che regredire. Prendiamo lo smartphone. Ogni anno si arricchisce di nuove funzionalità e nuovi materiali, mentre noi ingobbendoci sullo schermo e digitando emoticon del tutto simili ai graffiti delle caverne, ci avviciniamo sempre di più all’uomo primitivo.
(Fabrizio Caramagna)

Carezza il suo smartphone, si guarda dentro, si fotografa, se lo porta anche a letto. Se potesse anche telefonare a se stesso, sarebbe l’amore perfetto.
(Fabrizio Caramagna)

Attenzione. L’uso continuo dello smartphone può rendere ciechi e sordi rispetto alla gentilezza e all’empatia.
(Fabrizio Caramagna)

Con il progresso le cabine telefoniche sono diventate tascabili e vanno in giro con noi.
Ma mentre un tempo, esasperati da una telefonata, potevamo uscire dalla cabina sbattendo la porta, guardando il cielo e dicendo “mai più”, adesso invece siamo intrappolati dentro e non riusciamo più a venirne fuori.
(Fabrizio Caramagna)

Da dove è arrivata questa fascinazione ipnotica dei nostri contemporanei per il loro smartphone, questa manipolazione compulsiva, questa attrazione continua che non permette di pensare ad altro? Carezzare un pezzo di vetro per tutta la giornata?
Se degli extraterresti ci vedessero, penserebbe che gli esseri umani sono degli automi che ricaricano le loro batterie strisciando il pollice su di uno schermo.
(Fabrizio Caramagna)

Computer, tablet, smartphone. Un mondo piatto. Tutto di vetro. Dove predomina il polpastrello e la nostra anima è schiacciata sotto quel vetro.
(Fabrizio Caramagna)

Adesso tutti parlano al telefono nel bel mezzo di una riunione e il maleducato è quello che non sta zitto mentre parlano.
(Fabrizio Caramagna)

La batteria del telefono è come l’orologio di Cenerentola. Ci fa congedare dal ballo nel momento meno opportuno.
(Fabrizio Caramagna)

Quale cover per smartphone esprimerà al meglio la mia ribellione per i condizionamenti di questa società consumistica?
(Fabrizio Caramagna)

Non c’è gesto del tuo corpo e pensiero della tua mente che non venga registrato da precisi sistemi di tracciamento sul web che ti dicono cosa fare, influendo sulle tue decisioni di acquisto, sulle pagine che devi guardare, sui follower che devi seguire, sulle informazioni che devi acquisire.
Quando compri uno smartphone, ti vendono un braccialetto elettronico invisibile (simile a quello che hanno i carcerati), ma non lo sai.
(Fabrizio Caramagna)

E quello che vorrei dire resta impigliato tra le dita e il telefono. Se tu fossi qui sarebbe carezza. E occhi che parlano.
(Fabrizio Caramagna)

Quegli anni in cui non esistevano internet e i telefoni e la vita aveva un altro ritmo, sembrava ci fosse un po’ più tempo per le cose che erano cose e le persone che erano persone, e anche le parole erano più vere, c’era sempre un gesto di attenzione che le accompagnava.
(Fabrizio Caramagna)

Il loro smartphone suona ogni 5 minuti come una sveglia. Dopo aver risposto, tornano nel sonno della loro vita.
(Fabrizio Caramagna)

Un altro telefono che ho lasciato cadere e si è rotto. Devo avere un problema karmico da risolvere con le comunicazioni…
(Fabrizio Caramagna)

Il livello di inclinazione del cellulare che il tuo partner usa mentre chatta in modo che tu non veda nulla, è direttamente proporzionale alle bugie
(Fabrizio Caramagna)

A differenza dell’uomo, la donna ha sempre due telefoni: per le “telefonate di cui ha proprio voglia” e per le telefonate normali.
(Fabrizio Caramagna)

Mi manca il vecchio internet, quando se volevi dirle qualcosa giravi la rotella del telefono fisso e ti rispondeva suo padre con una voce sospetta e poi finalmente te la passava e lei ti chiedeva come va e tu le rispondevi: “Ti aspetto tra quindici minuti alla nostra solita panchina” e lei sorrideva con un sorriso vero, di quelli che nessuna emoticon riuscirebbe mai a imitare.
(Fabrizio Caramagna)

Ho bisogno di cose antiche.
Scrivimi una lettera su un foglio di carta,
chiamami da una cabina telefonica,
citofonami sotto casa e sali da me ad ascoltare un disco di vinile,
dimmi “io per te ci sono”,
e quando avrò bisogno di te ci sarai veramente.
(Fabrizio Caramagna)

Le vecchie cabine telefoniche, quando l’ultimo gettone che cadeva decideva il finale al posto nostro. Avevamo meno tempo, ma più attenzione, più parole, più legami.
(Fabrizio Caramagna)

Vorrei andare a vivere in un luogo lontano da tutto. Dove non prendono i telefoni.
E dove non prendono neanche i ricordi.
(Fabrizio Caramagna)

D’estate, al risveglio, invece di leggere le informazioni su una smartphone, leggerle su un altro schermo piatto: il mare.
(Fabrizio Caramagna)

Vicino al luogo dove c’è stato il Big Bang, c’è un vecchio telefono che suona ogni sera alle 23 e 12.
(Fabrizio Caramagna)

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