Frasi e aforismi su Coronavirus, Covid e quarantena

Frasi, poesie e aforismi su Coronavirus, Covid e quarantena, scritti da Fabrizio Caramagna. Tra i temi correlati Frasi e aforismi sulla malattia, Frasi e aforismi sul vaccino Frasi e aforismi sulla speranza.

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Frasi e aforismi sulla quarantena

Conosco un efficace anticorpo per combattere il Covid: allearsi con gli altri esseri umani.
(Fabrizio Caramagna)

Parlare meno e a bassa voce riduce la diffusione del Covid e contribuisce alla tranquillità e alla calma di chi ti circonda.
(Fabrizio Caramagna)

Il pessimista: “Il covid non finirà mai. Ogni giorno ci sono 10 mila nuovi casi”.
L’ottimista: “Sì, ma ci sono anche 100.000 nuovi vaccinati ogni giorno”.
(Fabrizio Caramagna)

A che serve che la matematica sia una scienza esatta se, durante il Covid, lo stesso numero per alcuni è “tanto” e per altri è “poco”?
(Fabrizio Caramagna)

Epitaffio ai tempi del Covid. “Morì per aver messo il naso dove non doveva”.
(Fabrizio Caramagna)

– Che cos’è questo assembramento?
– La gente che fa la fila per evitare assembramenti.
(Fabrizio Caramagna)

Prima dell’epoca della mascherina era impossibile riconoscere a prima vista un irresponsabile.
(Fabrizio Caramagna)

Ai tempi delle caverne era lo stesso che in quarantena: tutti rinchiusi in una grotta e di tanto in tanto usciva un gruppo di cacciatori per affrontare le bestie e portare del cibo. Mancavano solo Netflix e Zoom.
(Fabrizio Caramagna)

Non avere internet durante la quarantena è come non avere acqua e luce. E’ un servizio fondamentale.
(Fabrizio Caramagna)

Le prima domande post pandemia furono: devo tornare a rimettermi i vestiti o resterò in pigiama per sempre?
(Fabrizio Caramagna)

In questi due anni di epidemia di Covid, abbiamo appreso molto poco sul funzionamento del nostro sistema immunitario, ma in compenso sappiamo tutto dei virologi.
(Fabrizio Caramagna)

Durante la pandemia, la gestione delle informazioni è diventata caotica. Chi leggere e ascoltare? Non solo abbiamo dovuto ignorare migliaia di fonti inaffidabili, ma abbiamo dovuto pure scegliere quella più affidabile tra migliaia di fonti affidabili.
(Fabrizio Caramagna)

È un vero problema quando gli economisti non sanno nulla di epidemiologia e gli epidemiologi non sanno nulla di economia.
(Fabrizio Caramagna)

In tempi di globalizzazione, il Covid è unico dappertutto, mentre ogni paese lo affronta con una stupidità differente.
(Fabrizio Caramagna)

Durante la quarantena la curva del Covid ha iniziato ad appiattirsi, inversamente alla curva della mia pancia.
(Fabrizio Caramagna)

Nuovo proverbio ai tempi del coronavirus: “Gli dai il gomito e loro ti prendono la mano”.
(Fabrizio Caramagna)

Imparare dalla storia: dalla peste nera non siamo usciti migliori.
(Fabrizio Caramagna)

Vorrei dire qualcosa di ingegnoso e spiritoso che faccia riflettere le persone che violano la quarantena, non rispettano le norme sanitarie e sottovalutano le conseguenze delle loro azioni, ma mi viene solo la bile.
(Fabrizio Caramagna)

La quarantena è stato il miglior maestro per apprendere la tecnologia.
(Fabrizio Caramagna)

Ho una stanza convinta di essere cielo, orizzonte e strada che porta al mare.
Per il resto tutto bene, qui in quarantena.
(Fabrizio Caramagna)

La primavera riempie di carezze gli alberi e i fiori.
Saremo ancora capaci di farci abbracciare, quando usciremo di qui?
(Fabrizio Caramagna)

Di solito il futuro gode di miglior fama che il passato.
Solo nella nostra epoca, tra global warming, pandemie, crisi economiche e guerre, il futuro è nerissimo.
(Fabrizio Caramagna)

Se fossimo al gioco del Monopoli – tra covid, crisi economica e guerre – la generazione dei giovani è rimasta ferma più di un giro.
(Fabrizio Caramagna)

Si chiama Pandemia. Ma siccome contagia tutti, è anche Pandevostra.
(Fabrizio Caramagna)

Cambiamenti climatici, pandemie, guerre e genocidi: il futuro comincia a scarseggiare. Ce n’è sempre di meno.
(Fabrizio Caramagna)

Tra le nuove espressioni del 2020 “Questa mascherina ti dona”.
(Fabrizio Caramagna)

Il coronavirus. I vivi che vanno dietro i morti, come i ciottoli trascinati dalla corrente sul letto di un fiume. La fila di bare di legno scolpito, i grossi camion dell’esercito che le portano fuori. E poi, La voce dell’uomo che canta sui balconi tra muro e muro, voce di uomo in gabbia, la gabbia che si è fatta lui, di quarantena, di paura e di tempo immobile.
(Fabrizio Caramagna)

Quando sei davanti a un problema,
davanti a una paura,
che tutti i pori della tua pelle,
che tutti gli atomi del tuo sangue,
che tutte le vibrazioni della tua anima
possano dire: “Ce la faccio”.
(Fabrizio Caramagna)

Quando stai per crollare,
guarda quel piccolo fiore nel prato: mette il sole in ginocchio ogni sera.
(Fabrizio Caramagna)

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Poesia sul Coronavirus, Fabrizio Caramagna

Per decreto nessuno poté più uscire di casa.
Da quel momento non si aprì più una sola porta,
una sola finestra
se non per ragioni di estrema necessità.

Il vento soffiava ma non spettinava i capelli della gente,
la primavera spargeva i suoi colori ma nessuno li raccoglieva.
Le scuole furono chiuse, gli aerei rimasero a terra,
le auto nei parcheggi, il mondo si fermò.

Solo un virus si muoveva in un vortice frenetico
e pochi uomini, con mascherina e camice bianco,
cercavano di frenarlo facendo quello che fanno gli eroi:
fare la migliore delle cose nella peggiore delle circostanze.

Gli storici ci avrebbero trovato così
dopo duemila anni: corpi intatti in casa intatte,
l’unica civiltà conosciuta in tutti i suoi particolari.
Avrebbero letto persino le nostre chat
dove parlavamo di paura, malinconia e nostalgia.

Ma un giorno il virus scomparve all’improvviso,
tornando nel gran nulla da cui era venuto.

E le case si aprirono.
E la gente tornò nelle strade
ad abbracciarsi e baciarsi.
A riempirsi i polmoni di vita,
a riempire il cielo di stelle.

Non trovarono più il virus, ma trovarono al suo posto
delle cose che sembravano scomparse:
la gentilezza, l’altruismo, l’empatia.

E tutto ricominciò di nuovo.
Ma nulla fu più uguale a prima.

(Fabrizio Caramagna)

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