Frasi e aforismi sulla panchina

Frasi e aforismi sulla panchina, scritti da Fabrizio Caramagna. Tra i temi correlati Frasi e aforismi sul prato, Frasi e aforismi sul parco e Frasi e aforismi sul bacio.

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Frasi e aforismi sulla panchina

C’è chi cerca un palcoscenico, chi un ponte di comando, chi un piedistallo. Poi c’è chi vorrebbe solo una panchina, per fermarsi a respirare e guardare un filo d’erba che cresce.
(Fabrizio Caramagna)

Rincorrere il successo è un modo per vivere in un mondo di gradini, trappole e piedistalli anziché di panchine e terrazzi fioriti.
(Fabrizio Caramagna)

Le panchine conservano silenziose i ricordi di promesse, abbracci, attese, addii.
Ognuno ha una panchina su cui ha lasciato una ferita o un sorriso.
(Fabrizio Caramagna)

Le panchine, i vicoletti, le scalinate, i pontili sul mare, i belvedere, questi posti magici che sembrano la via d’accesso a un mondo diverso.
(Fabrizio Caramagna)

Ricordami come un appuntamento mancato, un giorno difettoso, una panchina vuota, un fiore mai sbocciato.
Ci son cose destinate a non esistere mai.
(Fabrizio Caramagna)

La panchina di un parco. La spalletta di un ponte. Le sedie della fermata dell’autobus. Ognuno di questi luoghi conserva una conversazione, una carezza, uno sguardo. Sono piccoli spazi dove tempo passa veloce, non degnandoli della sua attenzione. Eppure proprio lì, accade l’indimenticabile.
(Fabrizio Caramagna)

Ci siamo innamorati delle stesse cose – il sole, una strada di mare, una panchina, un libro – e adesso che le nostre vite si sono separate non ci chiediamo che tristezza c’è nelle cose nell’essere guardate da due occhi anziché da quattro.
(Fabrizio Caramagna)

Facciamo finta che quella panchina sia così leggera e colorata che pare di stare su una nuvola. Facciamo finta che quel bacio ti sia piaciuto così tanto da volerci abitare per sempre. Facciamo finta.
(Fabrizio Caramagna)

Ci siamo seduti su una panchina a sorridere gli stessi sorrisi della sera, a far sparire tutto ciò che poteva soffocare, ostacolare, appesantire.
L’unica invadenza permessa, quella della luna.
(Fabrizio Caramagna)

Le panchine sono anche fatte di parole non dette, di incontri mancati, di silenzi pieni di vorrei, di fughe improvvise.
(Fabrizio Caramagna)

Una panchina di pietra sotto gli alberi. Dopo essermi seduto con calma, la brezza si è seduta accanto a me e mi ha sorriso.
(Fabrizio Caramagna)

Il privilegio di essere un albero che crea ombra e fa cadere le foglie sulla testa di due innamorati sulla panchina.
(Fabrizio Caramagna)

Certe panchine solitarie. Su cui non ti vorresti sedere con nessuno. Perché prima devi ascoltare la loro storia.
(Fabrizio Caramagna)

Su quella panchina, avvolto dall’ombra di un castano, siede e riposa il mio passato più caro. E oggi mi siedo a parlare con Lui.
(Fabrizio Caramagna)

Seduta su una panchina, all’ombra di un tiglio aspetta qualcuno.
Sorride, e intanto guarda la città lontana, che respira foschia e cemento.
(Fabrizio Caramagna)

Ci sono libri che meritano una panchina su cui sedersi a leggere. E un angolo di cielo in cui riposare lo sguardo.
(Fabrizio Caramagna)

Le quattro stagioni:
– leggere sul divano con una tisana
– leggere in un prato
– leggere davanti al mare
– leggere sulla panchina di un parco
(Fabrizio Caramagna)

I bambini che giocano nel parco. A ogni grido aggiungono una frammento di luce al cielo e alle panchine.
(Fabrizio Caramagna)

Per caso ti incontrai per strada. Eri sempre uguale. Ci sedemmo su una panchina e parlammo tutto il tempo di noi. Uno spazio di tempo lungo pochi minuti, largo i tre anni che aspettavo di rivederti.
(Fabrizio Caramagna)

Mi manca il vecchio internet, quando se volevi dirle qualcosa giravi la rotella del telefono fisso e ti rispondeva suo padre con una voce sospetta e poi finalmente te la passava e lei ti chiedeva come va e tu le rispondevi: “Ti aspetto tra quindici minuti alla nostra solita panchina” e lei sorrideva con un sorriso vero, di quelli che nessuna emoticon riuscirebbe mai a imitare.
(Fabrizio Caramagna)

Tu dove eri?
Ti aspettavo nel brivido della città,
mentre la mia immaginazione inseguiva il tuo volto.
Tu dove eri?
Io ero su una panchina
a cercare invano la data del nostro incontro.
(Fabrizio Caramagna)

La tristezza dei parchi giochi in autunno. Fermi i dondoli, ferme le altalene, spoglie e silenziose le panchine. Ogni tanto passa una mamma col passeggino e non si ferma. Intorno i mille occhi dei palazzi che guardano il cielo grigio.
(Fabrizio Caramagna)

Un piccolo paese di montagna, i negozi con le insegne demodé, i portoni e i balconi delle case in legno scuro che andrebbero riverniciati, le panchine logore. Mi siedo su un gradino di pietra e immagino come era il tempo tanti anni fa. Forse c’erano feste e attrazioni, e i turisti si innamoravano come i gatti sotto la luna.
(Fabrizio Caramagna)

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